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LA DIVINA COMMEDIA DI DANTE INFERNO CANTO XVI

Il  canto sedicesimo  dell' Inferno  di  Dante Alighieri  si svolge nel terzo girone del  settimo cerchio , ove sono puniti i  violenti  contro Dio, natura e arte; siamo all'alba del 9 aprile  1300  ( Sabato Santo ), o secondo altri commentatori del 26 marzo  1300 . Dalla nuova schiera di sodomiti che si avvicina si distaccano tre personaggi che, continuando a correre, si dispongono in  cerchio  ai piedi dell'argine sul quale Dante si è fermato: sono Guido Guerra,  Tegghiaio Aldobrandi  e  Jacopo Rusticucci , celebri esponenti della  parte guelfa   fiorentina  intorno alla metà del Duecento, verso i quali Dante mostra grande rispetto e della cui sorte aveva già domandato a  Ciacco . Certi di aver incontrato un concittadino, i tre chiedono notizie sullo stato presente di  Firenze : Dante risponde loro con una dura invettiva sulla decadenza della città, originata dalla superbia e dall'avarizia dei nuovi ceti dirigenti. Dopo il commiato dai tre  fiorentini , Dante

I giorni perduti.

DINO BUZZATI  I GIORNI PERDUTI  Qualche giorno dopo aver preso possesso della sontuosa villa, Ernst Kazirra,  rincasando, avvistò da lontano un uomo che con una cassa sulle spalle usciva  da una porticina secondaria del muro di cinta, e caricava la cassa su di un  camion.  Non fece in tempo a raggiungerlo prima che fosse partito. Allora lo inseguì in  auto. E il camion fece una lunga strada, fino all’estrema periferia della città,  fermandosi sul ciglio di un vallone. Kazirra scese dall’auto e andò a vedere.  Lo sconosciuto scaricò la cassa dal camion e, fatti pochi passi, la scaraventò  nel botro [fossato]; che era ingombro di migliaia e migliaia di altre casse  uguali.  Si avvicinò all’uomo e gli chiese: «Ti ho visto portar fuori quella cassa dal  mio parco. Cosa c’era dentro? E cosa sono tutte queste casse?».  Quello lo guardò e sorrise: «Ne ho ancora sul camion da buttare. Non sai?  Sono i giorni».  «Che giorni?»  «I giorni tuoi.»  «I miei giorni?»  «I tuoi gi

LA DIVINA COMMEDIA DI DANTE INFERNO CANTO XV

INFERNO CANTO XV Sempre camminando sull'argine di pietra del ruscello di sangue, Dante e  Virgilio  si inoltrano nel settimo cerchio : viene loro incontro correndo un gruppo di sodomiti, violenti contro natura. Uno di essi, con grande stupore, riconosce Dante e ne richiama l'attenzione: Dante incontra così il suo maestro  Brunetto Latini , uomo politico e intellettuale  fiorentino , che, per parlare qualche istante con l'antico allievo, abbandona la schiera dei compagni di pena.  Brunetto  loda il discepolo e, dopo avergli predetto l'ostilità dei concittadini, attacca duramente il comportamento morale e politico delle fazioni  fiorentine  ed esorta Dante a non curarsi della cattiva sorte, tanto è l'onore che le sue qualità gli riservano. Quindi gli indica altri sodomiti, come lui tutti intellettuali e letterati illustri; infine, non prima di avergli affidato l'eredità morale della sua opera più significativa, il Tresor, si allontana di corsa per raggiunge

La traversata dei vecchetti

Stefano   BENNI ,  Il bar sotto il mare , La traversata dei vecchetti I vecchi dovrebbero essere esploratori... (THOMAS S. ELIOT) C'erano due  vecchietti  che dovevano attraversare la  strada . Avevano saputo che dall'altra parte c'era un  giardino pubblico  con un  laghetto . Ai vecchietti, che si chiamavano Aldo e Alberto, sarebbe piaciuto molto andarci. Così  cercarono  di attraversare la strada, ma era l'ora di punta e c'era un flusso continuo di  macchine . - Cerchiamo un  semaforo  -  disse  Aldo. - Buon'idea - disse Alberto. Camminarono  finché ne  trovarono  uno, ma  l'ingorgo  era tale che le auto erano  ferme  anche sulle  strisce pedonali . Aldo cercò di avanzare di qualche metro, ma fu subito  respinto  indietro a  suon  di clacson e  male parole . Allora disse: proviamo a passare in un momento in cui tutti sono fermi. Ma l'ingorgo era tale che, anche se i vecchietti erano magri come  acciughe , non  riuscirono  a passare

Il canto XIV dell'Inferno di Dante

LA DIVINA COMMEDIA DI DANTE INFERNO CANTO XIV Dopo aver ricomposto gli sterpi dell'anonimo suicida, Dante e  Virgilio  escono dalla selva, e giungono al limitare del terzo girone del settimo  cerchio , costituito da un deserto di sabbia arroventato dalla pioggia di fuoco. Qui gli spiriti dei violenti sono divisi in tre schiere: chi giace a terra supino, chi seduto, chi corre sul sabbione senza sosta. Nel primo gruppo, quello dei violenti contro Dio, i due incontrano Capaneo, uno dei sette re greci alla guerra contro Tebe, che continua a mostrare lo stesso comportamento superbo e blasfemo che lo caratterizzò in vita. Costeggiando il deserto, Dante e  Virgilio  raggiungono un ruscello di sangue, un rivolo del Flegetonte, i cui argini non sono lambiti dalla pioggia infuocata e possono quindi fornire a Dante una via praticabile per attraversare il deserto.  Virgilio  sfrutta l'occasione per illustrare la geografia dei tre fiumi infernali, l'Acheronte, lo Stige e il Flegeton

Niccolò Ammaniti, « Addio all'infanzia »

NiccolòAmmaniti , « Addio all'infanzia » Tratto da: Massimo e Niccolò Ammaniti, Nel nome del figlio , Milano, 2010, pp. 21-32 Michele entrò in camera di suo fratello Filippo. In mano stringeva un manico di scopa [1] spezzato. Come prima cosa prese a bastonate [2] un po' tutti i mobili della stanza . Poi salì in piedi sulla vecchia poltrona di pelle vicino alla finestra.          « Pippo, Pippo, guarda che ho inventato! » disse.          Filippo stava sdraiato sul letto a leggere per la centesima volta Asterix e i Corsi .          « Che vuoi? »          « Ho fatto un'invenzione nuova. Vieni a vedere. »          Michele inventava di tutto: un frullatore [3] che funzionava da ventilatore, una scatola di scarpe con dentro un kit di sopravvivenza nel caso in cui uno si fosse perso in bagno o nella cucina, una slitta di stracci [4] con cui aveva rotto la vetrata del corridoio e uno spara-batterie fatto con un tubo dell'acqua con cui aveva quasi