La pillola di oggi vi parla di un altro errore comune e molto diffuso, la confusione tra le parole:
Di, Dì o Di’
Dipende…da che dipende…
Sono tre omonimi che nel linguaggio scritto vengono distinti grazie all’uso di un accento e di un apostrofo. Gli omonimi sono parole che hanno la stessa forma ma significati diversi, in virtù della diversa etimologia, cioè una diversa origine.
Di senza alcun altro segno grafico rappresenta la preposizione semplice.
Di= preposizione semplice.
Quel mobile è fatto di legno.
Michele è di Foggia.
L’auto di mamma è sempre piena di briciole.
Di, Dì o Di’
Dipende…da che dipende…
Sono tre omonimi che nel linguaggio scritto vengono distinti grazie all’uso di un accento e di un apostrofo. Gli omonimi sono parole che hanno la stessa forma ma significati diversi, in virtù della diversa etimologia, cioè una diversa origine.
Di senza alcun altro segno grafico rappresenta la preposizione semplice.
Di= preposizione semplice.
Quel mobile è fatto di legno.
Michele è di Foggia.
L’auto di mamma è sempre piena di briciole.
Dì, con l’accento grave, è un sostantivo maschile che deriva dal latino dies ossia giorno. Usato un tempo soprattutto in ambito letterario, oggi e più raro.
Dì= un sostantivo sinonimo di giorno.
Prenda la medicina tre volte al dì!
La sera del dì di festa. (G.Leopardi)
Dì= un sostantivo sinonimo di giorno.
Prenda la medicina tre volte al dì!
La sera del dì di festa. (G.Leopardi)
Di’, con apostrofo, è la seconda persona dell’imperativo del verbo dire. L’apostrofo segnala il troncamento della “-ci” di dici. Attenzione! La forma dicci significa di’ a noi.
Di’= forma della seconda persona singolare dell’imperativo del verbo dire.
Di’ subito a mamma la verità, mascalzone!
Di’ pure quello che pensi, tanto non cambio idea!
Di’ la tua e poi taci!
Di’= forma della seconda persona singolare dell’imperativo del verbo dire.
Di’ subito a mamma la verità, mascalzone!
Di’ pure quello che pensi, tanto non cambio idea!
Di’ la tua e poi taci!
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