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L'Australia, i riflessi e i compiti del cervello

Cosa sono i riflessi! Questo pensiero del simpaticissimo Renato De Rosa, ve lo spiega proprio bene! L'Australia, i riflessi e i compiti del cervello La mamma di Pierino ha tre figli: Tizio, Caio e ...... ? L'isola più grande del mondo è l'Australia. Ma prima che fosse scoperta l'Australia, qual'era l'isola più grande? Stai partecipando ad una corsa. Sorpassi il secondo. In che posizione ti trovi? Ci sono risposte che scattano automatiche, perchè non rispondiamo con il cervello, ma con i riflessi. I riflessi vanno bene quando tocchiamo per sbaglio un piatto che scotta.  Siano benedetti i riflessi!   Sarebbe davvero un guaio se la mano dovesse passare l'informazione al cervello: "Guarda cervello che mi sto scottando!", poi il cervello dovesse rifletterci sopra un po' e concludere "Aspetta solo un istante che sono al telefono. Eccomi, cosa c'è? Ti stai scottando? Eh, sì, allora trasmetto subito l'ordine ai musco

Il parco dei mostri di Bomarzo

I LUOGHI DEL MISTERO IL PARCO DEI MOSTRI DI BOMARZO             « A Bomarzo la finzione scenica è travolgente; l'osservatore non può contemplare perché vi è immerso, in un ingranaggio di sensazioni (...), capace di confondere le idee, di sopraffare emotivamente, di coinvolgere in un mondo onirico, assurdo, ludico e edonistico (...)  » (Bruno Zevi, Barocco Illuminismo, Roma, 1995) Il cosiddetto Parco dei Mostri o Sacro Bosco di Bomarzo, in provincia di Viterbo, è un complesso monumentale situato alle pendici di un vero e proprio anfiteatro naturale. Il Parco fu pensato nel 1552 dal Principe Pier Francesco Orsini detto Vicino,   "sol per sfogare il core " rotto per la morte della moglie Giulia Farnese. Poi un lungo oblio fino alla riapertura quasi 50 anni fa a cura di Giovanni Bettini. Si tratta di un luogo da visitare assolutamente.  Ideato e costruito dal letterato Vicino Orsini dal 1522 al 1580, il parco è costituito da una serie di terrazze ch

Un brivido nel piatto

La pajata L’Italia è famosa per tante cose, e sicuramente una delle più importanti è la sua cucina…parole come pasta, pizza, spaghetti, matriciana risuonano nelle orecchie dei nostri amici stranieri come musica prelibata. Ed in effetti sono tante le specialità uniche e indimenticabili che i turisti si ritrovano nel piatto nei loro viaggi nel bel paese, ed ogni città, ogni regione, ogni paesino ha dei piatti tipici tutti suoi. Da leccarsi i baffi come direte voi! Ma esistono anche piatti molto particolari, pietanze che non a tutti “suonano bene”, ingredienti in grado di far rabbrividire e preparazioni a dir poco osate. Un brivido nel piatto …sì perché anche la cucina italiana, ha i suoi “ lati oscuri ”! Poi come diceva la mia bis-nonna Caterina: Ogni panza gà n’usanza= Sui gusti non si discute La Pajata Pajata (in romanesco) o pagliata (in italiano) è il termine che indica un tipico piatto della cucina romana che ha come ingrediente base l’intestino tenue del vitell

La Divina Commedia- Inferno- Canto VII

"Pape Satàn, pape Satàn aleppe!" La Divina Commedia di Dante Inferno - Canto settimo Il canto settimo dell'Inferno di Dante Alighieri si svolge nel quarto e nel quinto cerchio, ove sono puniti rispettivamente gli avari e prodighi e gli iracondi e accidiosi; siamo nella notte tra l'8 e il 9 aprile 1300 (Sabato Santo), o secondo altri commentatori tra il 25 e il 26 marzo 1300. Il quarto cerchio, custodito dal demone Pluto, il dio greco della ricchezza, è quello degli avari e dei prodighi, condannati a spingere col petto pesanti macigni. Dante e Virgilio giungono poi alla palude dello Stige, in cui sono immersi iracondi ed accidiosi. I primi si percuotono e mordono a vicenda, i secondi giacciono sotto la superficie. Con voce stridula e il volto gonfio d’ira, il guardiano del quarto cerchio, dove avari e prodighi scontano la loro pena eterna, grida parole incomprensibili all’indirizzo dei due poeti. Ma non appena Virgilio gli ricorda che il loro

Io ti sento...

  Ti sento... nell'aria che è cambiata che anticipa l'estate e che mi strina un po' Io ti sento... passarmi nella schiena la vita non è in rima per quello che ne so. Ti sento... nel mezzo di una strofa un pezzo che era loffio ed ora non lo è più Io ti sento... lo stomaco si chiude il resto se la ride appena ridi tu Qui con la vita non si può mai dire arrivi quando sembri andata via Ti sento dentro tutte le canzoni in un posto dentro... che so io Ti sento... e parlo di profumo t'infili in un pensiero e non lo molli mai Io ti sento... al punto che disturbi al punto che è già tardi rimani quanto vuoi Qui con la vita non si può mai dire arrivi quando sembri andata via Ti sento dentro tutte le canzoni In un posto dentro che so sempre io uho-o-o-o-ò . . . . . . Io ti sento... c'ho il sole dritto in faccia e sotto la mia buccia che cosa mi farai... Io ti sento Luciano Ligabue

Questione di culo!

MODI DI DIRE---PROVERBI---FRASI FATTE Culo = parte del corpo costituita dalle natiche, ne sono sinonimi  sedere ,  deretano ; parte terminale dell'intestino retto, ano. La parola culo è una parola del linguaggio popolare, ed è piuttosto VOLGARE. MODI DI DIRE A culo di gallina = riferito a una bocca piccola circondata da rughe   Avere le pezze al culo = e ssere veramente ridotti al minimo sul piano economico. Essere culo e camicia con qualcun o =  essere sempre insieme, in grande amicizia  Avere culo = essere fortunato  Che culo! = Che fortuna! P rendere  (o  pigliare ) a calci in culo =     cacciare  in  malo  modo Avere la faccia come il culo =  Faccia tosta,    persone che riescono a rimanere impassibili nelle situazioni più imbarazzanti, senza arrossire quando vengono pubblicamente offese o sbugiardate. In culo al mondo = in un luogo remoto e lontano In culo alla balena = è una frase di buon aug

La Divina Commedia-Inferno-Canto VI

La Divina Commedia di Dante Inferno - Canto sesto Il canto sesto dell'Inferno di Dante Alighieri si svolge nel terzo cerchio, dove sono puniti i golosi; siamo nella notte tra l'8 e il 9 aprile 1300 (Sabato Santo), o secondo altri commentatori tra il 25 e il 26 marzo 1300. In questo canto si affronta un tema politico, come ogni VI canto delle tre cantiche del poema.  « Canto sesto, nel quale mostra del terzo cerchio de l’inferno e tratta del punimento del vizio de la gola, e massimamente in persona d’un fiorentino chiamato Ciacco; in confusione di tutt’i buffoni tratta del dimonio Cerbero e narra in forma di predicere più cose a divenire a la città di Fiorenza. » Una pioggia nauseabonda, mista a grandine e neve, tormenta i dannati del terzo cerchio: i golosi. Un cane trifauce, Cerbero, li dilania senza tregua. Alla vista dei due poeti il mostro dà sfogo al suo furore, ma Virgilio non ha esitazioni: getta nelle fameliche gole una manciata di fango e la belva, tu