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Visualizzazione dei post da luglio 14, 2013

Meriggiare pallido e assorto

Eugenio Montale Genova 1896 - Milano 1981 Poeta italiano Meriggiare pallido e assorto da Ossi di seppia, 1925 Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Folco Quilici: L'Italia Vista dal Cielo - Toscana

TOSCANA Prodotto nel 1971 - restaurato nel 2006 "Quel che voi vedete è unico al mondo. In nessun altro luogo la natura è sottile, elegante e squisita fino a questo punto. Il Dio che ha fatto le colline di Firenze era un artista (...)" scriveva, parlando della Toscana, Anatocle France. L'itinerario alla scoperta di questa terra che pare "gemma in anello (...) incastonata in una cerniera [montuosa] (...) istoriata con grandi nomi, con memorabili eventi" si apre immediatamente con l'immagine delle cime Apuane che avvolgono la regione. "Le Apuane, i monti più sublimi della catena che cinge la Toscana, pel loro aspetto dolomitico, son legate al nome dell'artista più sublime che essa abbia mai avuto, Michelangelo" che da queste rocce creò mirabili sculture che contribuirono più di tutti a celebrare una terra famosa per la sua arte e per lo stuolo di grandi artisti ai quali diede i natali. Poco lontano, nella Valle del Mugello, nacq

Tre minuti una parola

Beh non si tratta veramente di un corso di lingua italiana on-line, ma di una rubrica del Corriere a cura del simpaticissimo scrittore Beppe Servegnini, che per tre anni di seguito ha analizzato in modo divertente e accourato, un parola della lingua italiana in tre minuti. Un modo nuovo di ragionare sulla lingua italiana. Anzi, di capire cosa c’è dietro la lingua italiana. Una nazione con le sue ossessioni, le sue passioni, le sue fobie, i suoi imprevedibili pudori. Se volete vedere tutte le 100 puntate andate qui: ARCHIVIO Ecco un esempio, la parola: L'acne è femmina, come del resto acme. Di eco maschile c'è solo Eco, perché lei secondo Ovidio era una ninfa. Problemi d'identità anche per l'asma, un po' più tollerata. O tollerato. Giustizia di genere anche per l'allerta e l'architrave, per l'amalgama e per le parole subdole.

DIVINA COMMEDIA INFERNO CANTO DECIMO

Canto decimo, ove tratta del sesto cerchio de l’inferno e de la pena de li eretici, e in forma d’indovinare in persona di messer Farinata predice molte cose e di quelle che avvennero a Dante, e solve una questione. Entrati nella città di Dite, i due poeti si avviano per un sentiero che corre fra le mura e quella parte della necropoli degli eretici ove sono puniti gli epicurei, negatori dell’immortalità dell’anima. Improvvisamente, da uno degli avelli infuocati, una voce prega Dante di fermarsi: è quella del capo ghibellino Farinata degli Uberti che, dal suo modo di parlare, ha riconosciuto nel Poeta un compatriota. Dante si avvicina al sepolcro nel quale Farinata sta in piedi, visibile dalla cintola in su. Tutti i pensieri di questo dannato sono rivolti al mondo dei vivi, a Firenze, al suo partito: egli vuole anzitutto sapere se Dante appartiene a una famiglia guelfa o ghibellina. Non appena il Poeta gli rivela il nome dei suoi avi, si vanta di averli per ben due volte debellati