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Visualizzazione dei post da settembre 1, 2013

Il leone e la gazzella

"Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella, o morirà di fame. Ogni mattina in Africa non importa che tu sia un leone o una gazzella, l'importante è che cominci a correre." Giacomo: Guarda cosa ho trovato sul parabrezza della macchina, leggi un po'! Giovanni: "Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella, o morirà di fame. Ogni mattina in Africa non importa che tu sia un leone o una gazzella, l'importante è che cominci a correre." Giacomo: Bella 'sta roba! Aldo: È bellissima, non bella. E se io la dicessi in pubblico? Giovanni: È un'idea, ma te la ricordi? Non è

Folco Quilici: L'Italia Vista dal Cielo – Liguria

LA LIGURIA                                                                                                                                   Prodotto nel 1973 restaurato nel 2004 "La forma in cui le nostre abitudini mentali ci rappresentano la Liguria è non d'una superficie ma d'una linea, o meglio d'una strada, che segue approssimativamente l'arco della sua costa, da Ponente e Levante...". Inizia così il lungometraggio dedicato alla regione Liguria, un viaggio a due voci, quella di Folco Quilici e di Italo Calvino, un volo di immagini e di testimonianze suggestive. Come a voler sottolineare il dualismo mare--montagna che tanto caratterizza questa meravigliosa terra, il filmato contrappone sequenze di una regione vista dall'alto ad altri scorci di riprese dalla terra ferma. La condizione di perpetua insicurezza propria di una terra tutta abbracciata dal mare si riflette nella forma dei paesi liguri, in cui le case si rinserrano una sull

La Divina Commedia di Dante- L’Inferno-Canto XVII

L’Inferno-Canto XVII Virgilio indica a Dante il mostro che è salito dall’abisso e che, ad un suo cenno, si pone con la testa e il tronco sull’orlo interno del settimo cerchio. L’aspetto di questa belva, che simboleggia la frode e che ha il nome di un re crudelissimo ucciso da Ercole, Gerione, è di uomo nel volto, di serpente nel corpo e di scorpione nella coda. Mentre Virgilio si dirige verso Gerione per chiedergli di trasportare lui e il suo discepolo sul fondo del baratro, Dante si avvicina ad un gruppo di peccatori che, seduti sulla sabbia rovente e colpiti dalla pioggia di fuoco, cercano inutilmente di alleviare il loro tormento agitando le mani. Sono gli usurai.  Il Poeta non ne riconosce alcuno, ma nota che tutti portano appesa al collo una borsa sulla quale è dipinto uno stemma gentilizio: questi dannati non hanno dunque soltanto offeso Dio, ma anche avvilito la dignità del loro nome. Uno di essi rivolge a Dante la parola: si proclama padovano, dice che tutti i suoi c