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Visualizzazione dei post con l'etichetta Poesia

Basterà

Ti basterà una parola e io ti riconoscerò anche nel rumore, un solo sguardo e la luce dei tuoi occhi, colmeranno  distanze tra vite lontane. Ti basterà stringermi ancora perché le nostre anime si riconoscano, tornando a parlarsi di ricordi che i nostri corpi non capiranno. Ti basterà un sorriso, per spiegarmi tutte le nostre tempeste, per guidarmi in un porto sicuro, per trasformare le perdite in abbracci. E non ci sarà più mancanza, non più dolore né malattia, spariranno le lacrime nel mare fluido del sempre, si svelerà il buio di fronte ad un’aurora di promesse. Fino a quel giorno tu vivimi nel cuore, come una farfalla al caldo del suo bozzolo, accoccolati silenzioso dentro di me, guarda dai miei occhi parla dalla mia bocca infiammati nelle mie passioni ma non abbandonarmi mai! Dedicata a mio padre © ItaliaBenetti

Il dolore

Il dolore © Lisa Benetti Il dolore è un volto dagli occhi socchiusi sul nulla, uno sguardo perso tra le tenebre che non ti cerca più. Il dolore è l’aria ferma di un istante che squarcia la tua terra, è una porta chiusa che mai più si riaprirà. Il dolore sa di lacrime salate ha l’odore dolce e acre della lotta ha i colori della penombra e parla solo con un fil di voce. Ha piedi neri e mani fredde, capelli spettinati sotto un lenzuolo bianco. Il dolore puzza, il dolore è molle e avvolgente è come  un tipo fedele che vuole tutto di te, al dolore ci si attacca lo si coccola lo si ama e lo si odia come l’ultimo abbraccio prima dell’addio.

L’attesa

©Lisa Benetti L’attesa è un sottile filo bianco teso sul buio tra due speranze, è il camminare in bilico senza sapere da quale parte si cadrà. L’attesa è un bacio non ancora assaporato, le lancette di un orologio che sta per segnare l’ora più amara, il miracolo di una vita promessa, l’alba di un cuore che guarda al suo domani. L’attesa è il buio dopo la luce, il ciao di un addio strozzato in gola, la gioia di un abbraccio dopo la paura, una parola aspettata ma mai ricevuta, un perdono mai arrivato. L’attesa è un’esile farfalla gialla che abbandona una terra di fiori per volare tra le onde del mare aperto alla ricerca del suo chissaché!

Il leone e la gazzella

"Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella, o morirà di fame. Ogni mattina in Africa non importa che tu sia un leone o una gazzella, l'importante è che cominci a correre." Giacomo: Guarda cosa ho trovato sul parabrezza della macchina, leggi un po'! Giovanni: "Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, una gazzella si sveglia, sa che dovrà correre più del leone o verrà uccisa. Ogni mattina in Africa, quando sorge il sole, un leone si sveglia e sa che dovrà correre più della gazzella, o morirà di fame. Ogni mattina in Africa non importa che tu sia un leone o una gazzella, l'importante è che cominci a correre." Giacomo: Bella 'sta roba! Aldo: È bellissima, non bella. E se io la dicessi in pubblico? Giovanni: È un'idea, ma te la ricordi? Non è

Poesie brevi

ALLA FORMICA  Chiedo scusa alla favola antica, se non mi piace l'avara formica. Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende, regala. Gianni Rodari ,  Filastrocche in cielo e in terra , 1960/72 MATTINA M'illumino d'immenso. Giuseppe Ungaretti ,  Allegria di naufragi , 1931 STASERA Balaustrata di brezza per appoggiare stasera la mia malinconia. Giuseppe Ungaretti ,  Allegria di naufragi , 1931 SOLDATI Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Giuseppe Ungaretti ,  Allegria di naufragi , 1931 FALSA INDICAZIONE Confine, diceva il cartello. Cercai la dogana. Non c’era. Non vidi, dietro il cancello, ombra di terra straniera. Giorgio Caproni ,  Il muro della terra , 1975 L'ARIA L'aria è quella roba leggera che ti gira attorno alla testa e diventa più chiara quando ridi. Tonino Guerra ,  I bu , 1972 PIANTO Più bello il fiore cui la pioggia estiva lascia una stilla d

ED E SUBITO SERA

Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera. Salvatore Quasimodo ,  Acque e terre , 1930

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

Cesare Pavese Santo Stefano Belbo 1908 - Torino 1950 Scrittore e poeta italiano Verrà la morte e avrà i tuoi occhi , 1950 Verrà la morte e avrà i tuoi occhi questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti piegh i nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla. Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti.

Pianto Antico

Giosuè Carducci Valdicastello 1835 - Bologna 1907 Poeta e scrittore italiano Pianto antico da Rime nuove, 1861-1887 L’albero a cui tendevi La pargoletta mano, Il verde melograno Da’ bei vermigli fior, Nel muto orto solingo Rinverdí tutto or ora E giugno lo ristora Di luce e di calor. Tu fior de la mia pianta Percossa e inaridita, Tu de l’inutil vita Estremo unico fior, Sei ne la terra fredda, Sei ne la terra negra; Né il sol piú ti rallegra Né ti risveglia amor.

Umberto Saba

Umberto Saba Trieste 1883 - Gorizia 1957  Poeta e scrittore italiano La Capra da Casa e campagna, 1909/10 Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era legata. Sazia d'erba, bagnata dalla pioggia, belava. Quell'uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. Dopo la tristezza (da Trieste e una donna, 1910-12) Questo pane ha il sapore d'un ricordo, mangiato in questa povera osteria, dov'è più abbandonato e ingombro il porto. E della birra mi godo l'amaro, seduto del ritorno a mezza via, in faccia ai monti annuvolati e al faro. L'anima mia che una sua pena ha vinta, con occhi nuovi nell'antica sera guarda una pilota con la moglie incinta; e un bastimento, di che i

Primo Levi- Se questo è un uomo!

Primo Levi Torino 1919 - 1987 Scrittore e chimico italiano Se questo è un uomo, 1947 Voi che vivete sicuri Nelle vostre tiepide case, Voi che trovate tornando a sera Il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo Che lavora nel fango Che non conosce pace Che lotta per mezzo pane Che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, Senza capelli e senza nome Senza più forza di ricordare Vuoti gli occhi e freddo il grembo Come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore Stando in casa andando per via, Coricandovi alzandovi; Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, La malattia vi impedisca, I vostri nati torcano il viso da voi. Primo Levi (Torino, 31 luglio 1919 -- Torino, 11 aprile 1987) è stato uno scrittore italiano autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Nel 1944 venne deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Il

Meriggiare pallido e assorto

Eugenio Montale Genova 1896 - Milano 1981 Poeta italiano Meriggiare pallido e assorto da Ossi di seppia, 1925 Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com’è tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Vincenzo Cardarelli

Vincenzo Cardarelli Corneto Tarquinia 1887 - Roma 1959 Poeta e scrittore italiano "Viviamo d'un fremito d'aria, d'un filo di luce, dei più vaghi e fuggevoli moti del tempo, di albe furtive, di amori nascenti, di sguardi inattesi. E per esprimere quel che sentiamo c'è una parola sola: disperazione. Dolce, infinita, profonda parola." Gabbiani da Poesie, 1936 Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro, in perpetuo volo. La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch'essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca. ALLA DERIVA La vita io l’ho castigata vivendola. Fin dove il cuore mi resse arditamente mi spinsi. Ora la mia giornata non è più che uno sterile avvicendarsi di rovinose abitudini e vorrei evadere dal nero cerchio. Quando all’al

SEI OVUNQUE

Ci sei, in una sedia che è rimasta vuota nella metà del letto rifatta e fredda. Ci sei nelle vibrazioni dell’aria che conservano la tua voce, in una maglia appesa dentro ad un armadio buio. Ci sono i tuoi occhi riflessi sulla finestra in strada, la tua risata nelle cose di ogni giorno. Ci sei nelle cianfrusaglie di una borsa appesa sola, e nelle note di una musica che danzando vola via. Ci sei nei ricordi di una stanza in cui non riesco ad entrare perché lì fa male anche respirare. Ci sei ovunque, eppure anche se ti cerco non ti trovo da nessuna parte! Sei in tutto senza essere più niente. Sei ovunque e non ti trovo da nessuna parte.

La morte in poesia!

  LA MORTE IN VERSIONE POETICA Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Cesare Pavese Verrà la morte e avrà i tuoi occhi- questa morte che ci accompagna dal mattino alla sera, insonne, sorda, come un vecchio rimorso o un vizio assurdo. I tuoi occhi saranno una vana parola, un grido taciuto, un silenzio. Così li vedi ogni mattina quando su te sola ti pieghi nello specchio. O cara speranza, quel giorno sapremo anche noi che sei la vita e sei il nulla Per tutti la morte ha uno sguardo. Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Sarà come smettere un vizio, come vedere nello specchio riemergere un viso morto, come ascoltare un labbro chiuso. Scenderemo nel gorgo muti. Una foglia Giacomo Leopardi Lungi dal proprio ramo, Povera foglia frale, Dove vai tu? - Dal faggio Là dov'io nacqui, mi divise il vento. Esso, tornando, a volo Dal bosco alla campagna, Dalla valle mi porta alla montagna. Seco perpetuamente Vo pellegrina, e

'A Livella di Totò

‘A livella. Totò La poesia è ambientata in un cimitero, dove un malcapitato rimane chiuso. Questi assiste incredulo al discorso tra due ombre: un marchese e un netturbino. Il marchese si lamenta del fatto che il netturbino si sia fatto seppellire accanto a lui, ma il netturbino gli fa notare che non è stato lui a scegliere dove esser seppellito; vedendo che il marchese continua con il suo lamento, il netturbino perde la pazienza e gli spiega che, indipendentemente da ciò che si era in vita, col sopraggiungere della morte si diventa tutti uguali. La poesia è scritta in lingua napoletana. Ogn'anno,il due novembre,c'é l'usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll'adda fà chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero. Ogn'anno,puntualmente,in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anch'io ci vado,e con dei fiori adorno il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza. St'anno m'é capitato 'navventura...