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Il mostro...l'uomo nero!

Ci sono eventi  tanto mostruosi e brutali da essere in grado di scuotere l'animo di chiunque. Il giorno dopo che si sono verificate simili tragedie, si mobilita l'opinione pubblica, i giornali, le televisioni, le comari dal parrucchiere non parlano che dell'ultima strage, dell'ultimo fatto di cronaca. Poi i giorni passano e ne resta solo il ricordo...ricordo sì, perchè di delitti come quello che è stato compiuto in America ce ne sono stati tanti, troppi, e comunque non è cambiato nulla. Le armi restano a portata di tutti, e un certo perbenismo o menefreghismo globale ci porta di fondo a non impicciarci più dei fatti degli altri, neppure quando notiamo che una persona ha dei problemi o potrebbe crearne! Sì perchè ciò significherebbe agire, denunciare, prendere posizione e pensare a soluzioni che molto spesso sono difficilissime da trovare e richiedono coraggio. Quanti mariti o uomini avevano dato chiari segni di squilibrio prima di arrostire, tagliuzzare o crivell

La mazza

La mazza è un grosso bastone o randello, può indicare anche una specie di martello molto grosso e pesante dal manico lungo che serve per battere il ferro. In campo sportivo esistono la mazza da baseball, da golf e da cricket; in questo caso mazza è ancora sinonimo di bastone. In linguaggio gergale mazza è sinonimo di pene (volgare-cazzo) e forma così un numero ampio di espressioni figurate, la versione maschile mazzo è invece volgarmente sinonimo di fondo schiena (culo-deretano): non capire una mazza=non capire un cazzo=non capire nulla È inutile che glielo spieghi, non capisce una mazza! non vedere una mazza=non vedere un cazzo= non vedere niente È troppo buio, non ci si vede una mazza! non valere una mazza= non valere un cazzo= non valere ninete Quel medico non ne fa una giusta, non vale proprio una mazza! fare un mazzo così= picchiare, fare del male Se non mi lasci in pace ti faccio un mazzo così! farsi il mazzo= lavorare con molta fatica per ottenere uno scopo Per ar

Si dice...o non si dice?

A OPPURE IN? È facile sentir dire: “Abitiamo a piazza Navona”, “Rapinato un negozio a via Nazionale”. Ma altrettanto facile e frequente è: “Abitiamo in piazza San Babila”, “Rapinato un negozio in viale Padova”. Quale dei due usi è più corretto? Qui non è questione di corretto o di scorretto: tutte e due le preposizioni, a e in, hanno la funzione di introdurre un complemento di stato in luogo.  Forse se ne può fare, con le dovute cautele, una questione di sfumatura stilistica: a è un po’ più indeterminato; in tende a definire con maggior precisione.  Per esempio, diremo di preferenza “Abito a Genova” perché è uno stato in luogo ampio e poco definito (in quale quartiere, in quale via di Genova?); ma diremo “Abito in piazza De Ferrari” perché qui la localizzazione è ben definita.  E mettendo insieme le cose, diremo “Abito a Genova in piazza De Ferrari”.  È soltanto un suggerimento, siete liberi di fare come volete.  Ma guai a voi se direte “Abito in Genova a piazza De Ferrari”.

Parliamo italiano- La fonetica

La fonetica italiana Eccoci ancora qui con le nostre lezioni di fonetica e un paio di regole per aiutarvi nella pronuncia: Tutti i sostantivi italiani che finiscono in ógna hanno sempre e senza nessuna eccezione suono chiuso!   Per indicare quali vocali vanno pronunciate aperte e quali chiuse si usano due tipi di accento fonico :             Accento grave:             ò è per indicare le vocali da pronunciare aperte (Es.: pòdio, sèdia)             Accento acuto:             ó é per indicare le vocali da pronunciare chiuse (Es.: bórsa, perché)

LA PREPOSIZIONE DI

La preposizione DI indica generalmente proprietà, ossia possesso e appartenenza (Il sedere di Giuliana, è proprio ben fatto!)) o anche di caratteristica specifica, propria di qualcuno o qualcosa (Giuliana è una bella babbuina di 4 anni!). Sotto il profilo grammaticale stretto è la preposizione che introduce il complemento di specificazione che corrisponde al genitivo latino. Indica appartenenza o possesso La macchina di Luigi. La borsa della nonna. (In questo caso la preposizione è articolata, della= di+la) Indica denominazione L'isola d'elba. Indica argomento Che noia, parlano sempre di ragazzi! Indica tempo determinato D'inverno nevica spesso, perché fa freddo. Indica provenienza Sono di Roma. Indica il secondo termine di un paragone Sono più sfigata di te Indica materia Un tavolo di legno Specifica il contesto, indica limitazione È debole di cuore. Indica qualità É una persona di grande integrità m

A OPPURE AD? E OPPURE ED?

Ecco la famosa questione della d eufonica, cioè di quella d che viene aggiunta alla preposizione a trasformandola in ad e alla congiunzione e trasformandola in ed quando sono seguite da parola che comincia per vocale. Lo scopo è di rendere il suono più gradevole: eufonica vuol dire, infatti, che dà un buon suono (dal greco eu phonè). Così a altri diventa ad altri, e era diventa ed era, a un certo punto diventa ad un certo punto, e ogni volta diventa ed ogni volta. C’è stato un lungo e tormentato dibattito sulla d eufonica, e fino a una cinquantina d’anni fa essa sembrò prevalere. Poi ha perso terreno. Ora, la conclusione generalmente condivisa è questa: eliminiamo la d eufonica quando la a o la e sono seguite da parola che cominci per una vocale diversa. Per esempio, diciamo e scriviamo a osservare, non ad osservare; e anche, non ed anche. Eccezione, ormai imposta dall’uso, ad esempio, non a esempio. Quando invece a ed e sono seguite da parola iniziante per la stessa vocale, la d e

Olio di gomito