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Italiano frasi comuni!

BARBARO Barbaro (in greco βάρβαρος , passato in latino come barbarus) è la parola con cui gli antichi greci indicavano gli stranieri (letteralmente i "balbuzienti"), cioè coloro che non parlavano greco, e quindi non condividevano la cultura greca. Oggi la parola barbaro è normalmente utilizzata nel senso di selvaggio. "Guarda come mangia, con le mani....si sporca tutto, è proprio un barbaro!" Il sostantivo "barbarismo", invece, stigmatizza l'uso inutile di una parola straniera nel parlare o scrivere. 

Italiano frasi comuni

Foto di Marilia Gallus Quaquaraquà Quaquaraquà, a volte scritto quacquaraquà, è un termine  della lingua siciliana, ormai d'uso comune in quella italiana, in entrambe con il significato di persona particolarmente loquace,   ma priva di capacità effettive, per questo ritenuta scarsamente affidabile. Si tratta spesso di persona che promette molto a parole, ma non è in grado di mantenere, coi fatti, quanto promesso.  Nel gergo mafioso il termine "quaquaraquà" è anche usato come sinonimo di "delatore". La diffusione del termine in Italia e all'estero è dovuta al suo inserimento nel celeberrimo romanzo Il giorno della civetta del 1960, con il quale lo scrittore siciliano Leonardo Sciascia denunciava la connivenza tra il potere mafioso e quello politico. (Notizie tratte da Wikipedia) Leonardo Sciascia,  „Il giorno della civetta“ „.........umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini

Italiano frasi comuni!

SALAMELECCHI   Sono i saluti eccessivamente sdolcinati, ossequi fuori luogo perche' eccessivamente cerimoniosi e ridicoli, miranti a guadagnarsi la compiacenza del prossimo ( in modo spesso ipocrita). La parola è di origine araba e si rifà all'espressione al-salām ʿ alaykum (lett. "la pace sia con voi"), che in ambito islamico costituisce la maniera appropriata di salutare un proprio correligionario, cui in genere si risponde wa ʿ alaykum al-salām ("e su di voi [anche] la pace"). Per chi non sia musulmano infatti le formule di saluto sono altre: ad esempio ma ʿ a al-sal ā m (lett. "con la pace" [di Dio]") o il pi ù neutro il ā al-liq ā ʾ , ossia "arrivederci" (lett. "all'incontro"). Un termine che deriva dall'espressione araba è il turco selamlik (o più precisamente Selamlık), che indicala parte di un palazzo o di un'abitazione turca riservata agli uomini. „È uno che fa tanti salamelecchi! Ma

Italiano espressioni comuni!

Precipitevolissimevolmente La parola precipitevolissimevolmente è tra le più lunghe della lingua italiana, con le sue 26 lettere.  La più lunga è il neologismo psiconeuroendocrinoimmunologia con 30 lettere. L'avverbio (che significa "in modo assai precipitevole") è stato coniato nel 1677 da Francesco Moneti per la sua Cortona convertita: « finché alla terra al fin torna repente precipitevolissimevolmente » (Francesco Moneti, Cortona Convertita, canto III, LXV) ......ed è usato anche nel proverbio: "chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente".  Lo scopo di Moneti era di ottenere una parola che fosse di per sé un endecasillabo, anche se ha così stravolto le norme grammaticali (l'avverbio corretto sarebbe "precipitevolissimamente", che ha tre lettere e una sillaba in meno). Altre parole di rara lunghezza: sovramagnificentissimamente (citato da Dante nel De vulgari eloquentia), 27 lettere; incontrovertibi

Italiano espressioni comuni!

MALAFEMMENA Stando al Dizionario Napoletano, il termine malafémmena (mala'femmənə) prende la definizione di prostituta, donna volubile in amore. Non sono da escludere le definizioni di donna di malaffare, donna che fa soffrire, affascinante ed irraggiungibile, indifferente (quasi ai limiti del sadismo) alle pene d'amore che fa passare al "malcapitato" che se ne innamora, donna cattiva, in quanto il termine, come molti altri termini, nel dialetto napoletano assume vari significati a seconda della discussione nella quale viene utilizzato.

Barzellettiamo

Poco prima di Natale nell'Ufficio Postale di un paesino gli impiegati trovano nella cassetta una lettera con la scritta "Per Babbo Natale".  Decidono di aprirla e di leggerla:  "Caro Babbo Natale, sono un bimbo di 7 anni di nome Marco e vorrei chiederti un regalo. La mia famiglia e' povera, percio' invece di giocattoli ti chiedo di inviarmi un milione di lire, cosi' anche noi possiamo passare le Feste con gioia".  Gli impiegati della posta, commossi, fanno una colletta e, raggiunta la cifra di 500.000 lire, la spediscono all'indirizzo del povero bambino.  L'anno successivo, nello stesso periodo, nello stesso Ufficio Postale, gli impiegati trovano un'altra busta "Per Babbo Natale".  La aprono e leggono:  "Caro Babbo Natale, sono Marco, il bimbo che ti ha scritto l'anno scorso. Vorrei chiederti lo stesso regalo, un milione di lire. Grazie per aver esaudito il mio desiderio lo scorso anno, ma quest'anno m