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Cosa tocca sopportare!

Sopportare [sop-por-tà-re] v. (soppòrto ecc.) • v.tr. [sogg-v-arg] 1 Sostenere, reggere un carico: la mensola non ha sopportato il peso 2 fig. Subire un danno economico: s. perdite ingenti 3 fig. Patire, subire qlco.: s. sacrifici 4 fig. Tollerare condizioni o situazioni disagevoli o penose: s. bene il caldo; subire, accettare senza reagire qlcu. o qlco., spec. in espressioni negative: cerca di s. le sue sfuriate; non s. le bugie; non ti sopporto più!; con arg. espresso da frase (introd. da di, che) e in espressioni negative, assume il sign. di non tollerare di fare qlco., o che altri facciano qlco.: non sopporto di stare in casa, che mi si prenda in giro; non sopporta che lo aiutiamo • sopportarsi • v.rifl. [sogg-v] Detto di due o più persone, tollerarsi a vicenda: i due coniugi non si sopportano più E VOI COSA NON SOPPORTATE?

Basterà

Ti basterà una parola e io ti riconoscerò anche nel rumore, un solo sguardo e la luce dei tuoi occhi, colmeranno  distanze tra vite lontane. Ti basterà stringermi ancora perché le nostre anime si riconoscano, tornando a parlarsi di ricordi che i nostri corpi non capiranno. Ti basterà un sorriso, per spiegarmi tutte le nostre tempeste, per guidarmi in un porto sicuro, per trasformare le perdite in abbracci. E non ci sarà più mancanza, non più dolore né malattia, spariranno le lacrime nel mare fluido del sempre, si svelerà il buio di fronte ad un’aurora di promesse. Fino a quel giorno tu vivimi nel cuore, come una farfalla al caldo del suo bozzolo, accoccolati silenzioso dentro di me, guarda dai miei occhi parla dalla mia bocca infiammati nelle mie passioni ma non abbandonarmi mai! Dedicata a mio padre © ItaliaBenetti

Gatto in salmì

Me ne dia uno cicciotto, peloso e anche molto felino! Esistono ricette politicamente scorrette? Le abitudini alimentari si sa cambiano da paese a paese, i vegetariani inorridiscono a pensare di mangiare carne e da bravi italiani ci sono moltissimi cibi che non ci sogneremmo mai di toccare, pensate a scarafaggi, uova centenarie, vermi, pesci marci o frutti puzzolenti. D’altra parte ci sono cibi che per molti di noi sono normalissimi e che invece dall'altra parte del mondo suscitano ribrezzo o religiosa costernazione, mettete un indiano di fronte ad una bella bistecca di vacca o un osservante mussulmano di fronte ad una scaloppina di maiale, faranno di tutto fuorché leccarsi i baffi! Ma non sono solo differenze geografiche quelle che segnano il confine tra “mangiabile” o no, dobbiamo anche pensare in linea temporale a tutti quei cibi che per i nostri nonni erano succulenti e normalissimi e che oggi invece sono proibiti dalla legge e dal sentire comune. Sì perch

Il dolore

Il dolore © Lisa Benetti Il dolore è un volto dagli occhi socchiusi sul nulla, uno sguardo perso tra le tenebre che non ti cerca più. Il dolore è l’aria ferma di un istante che squarcia la tua terra, è una porta chiusa che mai più si riaprirà. Il dolore sa di lacrime salate ha l’odore dolce e acre della lotta ha i colori della penombra e parla solo con un fil di voce. Ha piedi neri e mani fredde, capelli spettinati sotto un lenzuolo bianco. Il dolore puzza, il dolore è molle e avvolgente è come  un tipo fedele che vuole tutto di te, al dolore ci si attacca lo si coccola lo si ama e lo si odia come l’ultimo abbraccio prima dell’addio.

Sakiro Suzuki

 Siamo al primo giorno di scuola, in una scuola della California la maestra presenta alla classe un piccolo nuovo compagno arrivato da pochi giorni in USA dal Giappone: Sakiro Suzuki (figlio di un alto dirigente della Apple). Inizia la lezione e la maestra dice alla classe: “Ora faremo un test di cultura generale. Vediamo se conoscete bene la storia americana. Chi disse: “Datemi la liberta o datemi la morte”? La classe tace, ma Suzuki alza la mano veloce e freme per rispondere. “Davvero lo sai, Suzuki? Bravissimo, allora dillo tu ai tuoi compagni!” “Fu Patrick Henry nel 1775 a Philadelphia!” “Molto bene, bravo Suzuki!” “Chi disse: Il governo è il popolo, il popolo non deve scomparire nel nulla ?” Di nuovo la classe resta muta, mentre Suzuki balza in piedi: “Abraham Lincoln, 1863 a Washington!” La maestra guarda il ragazzino stupita, allora e rivolgendosi ai suoi alunni esclama: “Ragazzi dovete proprio vergognarvi, Suzuki è giapponese, è appena arrivato nel nostro paese e co

CERVELLO! Vuoi favorire?

A volerla leggere con un filo d’ironia potrebbe essere anche un modo molto elegante per dare a qualcuno dello stupido…nel senso, visto che di cervello tu non ne hai, te ne offro un po’, non sia mai che ti serva! Ma oggi non vi offro del cervello in senso ”laterale”, ma in senso CULINARIO . Eh lo so, vi vengono già i brividi! Quando ero piccola uno dei miei film preferiti era “ Indiana Jones e il tempio maledetto ”, andavo pazza per una scena del film in cui i protagonisti erano a cena con un giovane Maharaja nel palazzo indiano di Pankot; le portate da gustare erano decisamente esotiche: serpente a sorpresa,  scarafaggi giganti, zuppa d’occhi e infine cervello di scimmia semifreddo. Ora, devo confessarvi che da piccolina ero convinta che si trattasse solo di un film e che quelle cose schifosissime non venissero servite in nessun paese della terra e assolutamente non in Italia…oggi so che mi sbagliavo. Non mi credete? Chiaramente reperire una testa di scimmia in