Passa ai contenuti principali

Post

La punteggiatura nella lingua italiana.

Imparare una lingua straniera non è un’impresa facile. Tra le abilità linguistiche ( ossia parlare, leggere, comprendere e scrivere) lo scrivere è molto spesso quella che crea maggiori difficoltà. Anche se oggi i nuovi mezzi di comunicazione sembrano ridurre la scrittura ad un “balbettio su carta” , resta il fatto che per scrivere “bene”, bisogna osservare delle regole ben precise. Oggi parliamo della punteggiatura nella lingua italiana, ossia di quei segni che servono per creare pause, sottolineare, separare, accentare e introdurre i diversi pensieri contenuti nelle frasi. La virgola   , Serve a inserire una pausa al ritmo della frase. Non dev’essere messa tra soggetto e verbo o tra verbo e complemento, tra il nome e il suo aggettivo. Normalmente, non si usa prima della congiunzione e, prima di eccetera e tra due frasi unite dalle congiunzioni né e o. Esprime una pausa breve e divide le frasi di un periodo. Separa parole o gruppi di parole all’interno di una frase

Respiro

Respiro Attesa di una vita nuova, promessa di futuro   potenza d'infinite possibilità. Scontata presenza di una vita che sembra infinita come una frase che punto non ha… Respiri di gioia, dolore, fatica e passione, soffi lievi che celano aneliti ed esperienze amare che sostituiscono parole che fanno troppo male. Respiri così grandi da colmare silenzi, presenze rassicuranti di notti solitarie, compagnie amiche simili a voci conosciute. E tra tutti… lui, ultimo lieve impercettibile tepore, confine tra mondi, sussurro di umanità! Ultimo respiro in grado di strapparci da un corpo per ridonarci fulmine di un buio fatato composto di stelle lucenti e di una nuova promessa, un nuovo sarà. Tra tutti i respiri, è l’ultimo il vero vagito dell’eternità!

Barzellettiamo

    Il rapimento. Un tizio confida ad un amico:  “Marco devo confessarti un segreto. Ieri, hanno rapito mia suocera!”   “Per carità Ciro, stai scherzando? E hanno chiesto un riscatto?”  “ Si vogliono 500 mila euro!” dice l’uomo con le lacrime agli occhi.   “E allora? Glieli hai dati?” “Certo che glieli ho dati, ma sono preoccupato da morire… “ “ Perché? Pensi che possano farle del male?” “No! Ne vogliono ancora! “- “Altrimenti cosa le fanno?”  “ Altrimenti me la riportano…”    

L' H LA IN FUGA

L' H LA IN FUGA di Gianni Rodari Esiste una lettera dell’alfabeto italiano che non ha un suono proprio, è la lettera acca. Per tale motivo può accadere che scrivendo si tenda a dimenticarla. Ma questa lettera, vicino a c e g, ne cambia il suono, anche nel verbo avere è importantissima. Questa divertentissima storiellina del grande Rodari ci insegna a non dimenticarla e a darle più importanza. C'era una volta un'Acca. Era una povera Acca da poco: valeva un'acca, e lo sapeva. Perciò non montava in superbia, restava al suo posto e sopportava con pazienza le beffe delle sue compagne. Esse le dicevano: E così, saresti anche tu una lettera dell'alfabeto? Con quella faccia? Lo sai o non lo sai che nessuno ti pronuncia? Lo sapeva, lo sapeva. Ma sapeva anche che all'estero ci sono paesi, e lingue, in cui l'acca ci fa la sua figura. " Voglio andare in Germania, - pensava l'Acca, quand'era- più triste del solito. - Mi hanno detto che

La parola italiana CASO

CASO 1 Indica un evento accidentale, fortuito e non prevedibile ossia che non ci si aspettava. A caso , significa senza un preciso ordine, o senza intenzione determinata: estrarrò a caso il primo partecipante. Per caso, per puro caso , significa per combinazione. Fare caso a qualcosa , prestarvi attenzione, porre particolare attenzione ad una cosa o ad un evento. Parlare, muoversi a caso , sinonimo di a vanvera, senza un piano, senza sapere cosa si sta facendo. Guarda caso , sinonimo di per combinazione. Si dà il caso che , succede che (deve sempre essere seguito da un verbo al congiuntivo): si dà il caso che mi sia proprio stancata di questa situazione. 2 Caso può essere anche sinonimo di sorte, fatalità, destino: il caso ci ha fatti incontrare. 3Caso può indicare anche un’eventuale probabilità, ipotetica ossia che non si è sicuri che avvenga: utilizzare solo in caso di emergenza . Caso mai = eventualmente In ogni caso = comunque In nessun caso = mai In

Modi di dire

I modi di dire della lingua italiana Papero Essere buon papero e cattiva oca : significa peggiorare sensibilmente con l’avanzare dell’età. Si usa per indicare un ragazzo bravo da giovane che diventa cattivo da adulto o un giovane di buone speranze che cresciuto non riesce a realizzare i suoi sogni e ad esprimere le sue capacità. I paperi menano l'oca a bere : modo di dire indirizzato a quelle persone che pensano di saperne più di tutti, anche del loro maestro. Coloro che pretendono di insegnare cose a chi le conosce già alla perfezione. Prendere una papera : il verbo impaperarsi ha in italiano un’origine onomatopeica riproducendo la pronuncia scorretta e confusa di un termine. Fare o prendere una papera significa in generale fare un errore (anche ad esempio nel campo sportivo), o pronunciare in modo errato una parola (sbagliando a dirla o usandola nel senso sbagliato).

Onda dopo onda

Onda dopo onda! Ci sono dolori che sono come le onde di un mare in tempesta, si infrangono su di te come schiuma bianca che si abbatte sugli scogli togliendoti il respiro, accecando ogni tuo sguardo con sonoro fragore. Ci sono strazi in grado di annientarti, cambiarti, sopraffarti, soffocarti e immobilizzarti sono dolori che sanno di rabbia e ingiustizia puzzano di asettica ineluttabilità e ti abbandonano solo, in balia delle onde. Mali che cambiano la tua geografia come le tempeste cambiano le coste, lasciandoti inerme accanto a macerie e resti senza farti più nemmeno riconoscere chi sei. Di fronte ad uno specchio un’immagine sconosciuta forse solo il riflesso di un fu, un relitto immobile rigettato da un mare ingrato sulla spiaggia dell’esistenza. Onda dopo onda cambia l’ordine delle cose… Onda dopo onda non ti ritrovi più dov’eri… Onda dopo onda tornerai ad amare ancora!

La Divina Commedia, Inferno

Un breve riassuntino del l'Inferno di Dante ! Guardatevi questo interessantissimo e breve video! E se la Divina Commedia ti interessa particolarmente....comincia subito la lettura del l'Inferno qui sul blog di ItaliaBenetti...... CLICCA QUI Ma abbiamo molto altro ancora...... Un film sull'Inferno di Dante   L’INFERNO IL FILM Un film muto di repertorio, un gioiello poco conosciuto dedicato all’Inferno della Divina Commedia L'Inferno è un film muto del 1911, diretto da Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro e Adolfo Padovan. Il film è composto da 54 scene. Narra con fedeltà la prima cantica della Divina Commedia, con una serie di quadri animati ispirati alle illustrazioni di Gustave Doré. Fu il primo film a ottenere l'iscrizione nel pubblico registro delle opere protette. GUARDALO

Mille giorni di the al limone

Oggi ripassiamo il Passato Remoto , ma lo facciamo ascoltando una can zone molto divertente di Federico Salvatore , la parodia della nota... Mille giorni di te e di me, di Claudio Baglioni . Allora prima il dovere poi il piacere... Federico Salvatore  Mille giorni di the al limone Uscimmo insieme e io non sapevo niente, che avesse preso da tre giorni la patente, allora ebbi quasi subito il sospetto, appena lei mise la chiave nel cruscotto. Mise la prima con disinvoltura, e io non mi ero ancora messo la cintura, lasciò di colpo la frizione dell'Ibiza, che ho dato una capata dentro il parabrezza. Poi noi partimmo piano piano, ma io tenevo 'o freno 'a 'mmano                 il freno a mano stretto stretto con la mano giù! Sulla destra un carro gru, la lancetta andava su, centoventi, centotrenta e più. Per la prima volta io ho invocato Padre Pio. (Parlato) Padre Pio, Padre Pio, che faresti al

Il cane che non sapeva abbaiare

Gianni Rodari  :   Il cane che non sapeva abbaiare   C'era una volta un cane che non sapeva abbaiare. Non abbaiava, non miagolava, non muggiva, non nitriva, non sapeva fare nessun verso. Era un cagnetto solitario, chi sa come era capitato in un paese senza cani. Per conto suo non si sarebbe nemmeno accorto che gli mancasse qualcosa. Erano gli altri a farglielo capire. Gli dicevano: Ma tu non abbai? Non saprei... io sono forestiero... Senti che risposta. Non lo sai che i cani abbaiano? A che scopo? Abbaiano perché sono cani. Abbaiano ai vagabondi di passaggio, ai gatti dispettosi, alla luna piena. Abbaiano quando sono contenti, quando sono nervosi, quando sono arrabbiati. Di giorno, per lo più, ma anche di notte. Sarà, ma io... Ma tu, cosa? Tu sei un fenomeno, va là: un giorno o l'altro ti metteranno sul giornale. Il cane non sapeva cosa rispondere a queste critiche. Non sapeva abbaiare e non sapeva come fare per imparare. Fa' come me, - gl