« Chi quel gong
percuoterà
apparire la vedrà
bianca al pari della
giada
fredda come quella
spada
è la bella Turandot! »
(Coro, atto I)
Turandot è un'opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di
Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta da Giacomo Puccini (morto
il 29 novembre 1924) e successivamente completata da Franco Alfano.
La Trama
In Cina, in un mitico "tempo delle favole", viveva
una bellissima e solitaria principessa (Turandot), nella quale albergava lo
spirito di una sua antenata violentata e uccisa. Da ciò nasceva l'orrore di
Turandot per gli uomini.
Il popolo di Pechino e l'Imperatore suo padre (Altoum) le
facevano però pressioni affinché si sposasse.
Ella finì per accettare ma ad una condizione: sposare solamente il
giovane nobile che sarebbe stato in grado di sciogliere i tre enigmi da lei
proposti: “Chi fallirà, però, morirà decapitato”.
L'opera si apre con l'ennesima testa che cade, quella del
giovane Principe di Persia.
Tra la folla è presente in quel momento Calaf, principe
tartaro spodestato, che non riesce a resistere alla bellezza di Turandot e
decide di provare a risolvere gli enigmi.
Fra la folla ritrova il vecchio padre (Timur) e la fedele
schiava Liù (da tempo segretamente innamorata di Calaf) che tentano inutilmente
di fargli cambiare idea.
Calaf si ritrova faccia a faccia con la "bella di
ghiaccio" di cui riesce a risolvere tutti e tre gli enigmi.
Turandot è ovviamente disperata e Calef le propone a sua
volta un enigma: se prima dell'alba la Principessa riuscirà a scoprire il suo
nome, egli morirà.
Altrimenti diventerà il suo sposo.
Turandot, riesce a rintracciare Timur e Liù, ma entrambi
tacciono, anzi, Liù sentendo di non poter
resistere alle torture a cui la stanno sottoponendo, si suicida.
Alla fine sarà lo stesso Calaf a rivelare alla principessa
il proprio nome, ma solo dopo essere riuscito a darle un bacio appassionato.
Bacio che sconvolgerà nell'intimo Turandot, la quale andrà
con Calaf davanti all'imperatore suo padre ed al popolo, annuncerà trionfante
di aver finalmente scoperto il nome dello straniero: "Il suo nome è
"Amor".
ECCO TUTTA L’OPERA
PER CAPIRE MEGLIO L’OPERA (Il riassunto degli atti, tratto
dal sito dell’Arena di Verona)
I personaggi principali
Turandot: la principessa
Altoum: imperatore
Timur: re tartaro spodestato
Calaf: Principe ignoto figlio di Timur
Liù: giovane schiava
Ping: gran cancelliere
Pang: gran provveditore
Pong: gran cuciniere
ATTO PRIMO
La folla è adunata davanti al loggiato del palazzo imperiale,
presso le imponenti mura di Pechino. E' il tramonto, ed un mandarino proclama
il tragico decreto di Turandot: la principessa andrà in sposa solo a colui che
saprà sciogliere i tre enigmi da lei proposti; ma se il pretendente fallirà la
prova, subirà la morte. Il principe di Persia, che fu vinto nel cimento, sarà
decapitato allo spuntar della luna. La folla gioisce all'annuncio dello
spettacolo di morte e chiama a gran voce il boia tentando di penetrare nella
reggia. E' ricacciata dalle guardie.
Nel tumulto sono coinvolti Timur, il vecchio re dei Tartari
spodestato, esule dalla sua patria, e Liù, la dolce fedele schiava che ha
voluto rimanergli fedele nella sventura. La fanciulla invoca soccorso per il
vecchio ed ecco un giovane farsi largo e accorrere. E' Calaf, figlio di Timur,
e come lui esiliato e fuggiasco. L'incontro ed il riconoscimento sono
commoventi. Il vecchio re narra - mentre s'avanza il carnefice coi suoi
aiutanti - della fuga e del generoso sostegno trovato in Liù; e a lei Calaf si
volge grato, chiedendo il perché del sacrificio. E Liù svela con timida voce il
suo grande segreto: perché un giorno il principe le aveva sorriso! E da allora
la sua vita fu votata a lui.
Frattanto il boia arrota lo spadone per il supplizio e la
folla canta sguaiata, impaziente di veder sorgere la luna che segnerà l'ora di
morte. Finalmente il pallido raggio illumina il cielo e avanza il corteo che
accompagna il principe di Persia al supplizio.
Ma nel vederlo giovanissimo e bello la ferocia della folla
si cambia in pietà e si invoca Turandot perché conceda la grazia. Calaf
maledice la principessa, ma il grido gli muore sulle labbra quando ella appare.
Turandot, bellissima, illuminata dalla luna, sembra una creatura del cielo e
Calaf estasiato non sa tacere la sua meraviglia. Turandot con un cenno nega la
grazia ed il corteo riprende lento e tragico, seguito dalla folla.
Calaf è rimasto immobile, come trasognato, e quando si
riscuote è per invocare Turandot. Timur e Liù che sono rimasti con lui, tentano
di distoglierlo ed allontanarlo, ma invano. Alla invocazione di Calaf, intanto,
un'altra risponde: quella del principe che muore, seguita dall'urlo della
folla. Per un momento Calaf sembra esitare, ma poi corre verso il gong per
annunciare di volersi sottoporre alla prova. Non fa in tempo a raggiungerlo che
tre figure grottesche gli tagliano la strada. Sono Ping, Pang e Pong, i tre
ministri imperiali che, con la descrizione del supplizio riservato a chi
fallisce, vogliono dissuaderlo dal tentare la prova. Ma Calaf ancora non cede.
Appaiono sul loggiato le ancelle di Turandot ad intimare
silenzio perché la principessa dorme. Voci di ombre - gli innamorati che
fallirono nel risolvere gli indovinelli - chiamano Turandot, ma queste voci non
fanno altro che mettere nuovo fuoco nell'anima di Calaf. Né l'apparizione del
boia sugli spalti che infila in un'asta la testa mozza del principe persiano,
né il disperato appello di Timur né il pianto di Liù lo fanno rinunciare al suo
proposito folle. Raccomandata alla fanciulla il vecchio padre, si svincola da
loro e dai tre ministri che tentano ancora di trattenerlo, e si precipita al
gong battendo i tre colpi fatali, invocando tre volte la principessa.
ATTO SECONDO
Scena prima
Un padiglione accanto alla reggia accoglie i tre ministri
Ping, Pang e Pong che commentano la nuova tragica sfida del Principe Ignoto.
Enumerano le morti già procacciate dal decreto di Turandot e sognano le loro
case lontane e la vita pacifica di un tempo. Profetizzano comunque che verrà un
giorno in cui un uomo riuscirà a superare la prova e ristabilire la pace in
Cina. Intonano quindi un inno all'amore vittorioso. Ma il brusio della reggia
che si sveglia, dopo i tre colpi di gong, li richiama velocemente alla dura
realtà. Se ne vanno quindi per assistere alla nuova sfida e, forse, al nuovo
supplizio.
Scena seconda
Nel grande cortile d'onore della reggia si erge una
grandiosa scalinata, al sommo della quale si trova il trono dell'imperatore. E'
notte, e la scena è illuminata da innumerevoli lanterne e resa fastosa dalla
folla di dignitari e dalle masse di policrome insegne che gremiscono la
gradinata. L'imperatore invita il Principe Ignoto a desistere dalla sfida: ma
Calaf insiste per affrontare le prove. Viene proclamato il decreto di Turandot
e la principessa ne spiega il movente. Una sua ava fu sconfitta da un principe
straniero, fu trascinata via da lui, e ne morì di dolore e di vergogna.
Turandot ha allora giurato di vendicare questo oltraggio punendo ogni straniero
che desideri sposarla. Invita inoltre il Principe Ignoto alla rinuncia.
Calaf non cede e la principessa gli propone il primo enigma:
"Cosa nasce ogni notte e muore all'alba?" Dopo un ansioso silenzio il
principe lo spiega: "La speranza!" I sapienti, consultate le loro
pergamene, confermano e la folla mormora stupita. Turandot scende a metà della
gradinata per avvicinarsi a Calaf, che rimane come abbagliato e gli propone il
secondo enigma: " Qual è la cosa che guizza ed è rossa e calda, se non è
il fuoco?" L'ignoto riflette e tace; il trepido silenzio è rotto dagli
incitamenti di Liù, Timur e della folla. Infine anche la seconda spiegazione è
trovata: "Il sangue" ed i sapienti approvano. La folla esulta e
Turandot è smarrita. Scende tutta la scala e, faccia a faccia con l'Ignoto,
formula il terzo enigma. Qual è quella cosa che è come il ghiaccio ma brucia?
Gioisce dell'imbarazzo di Calaf, che sembra incapace di trovare la risposta; ma
il principe, ch'era caduto in ginocchio, balza in piedi vittorioso: ecco la
spiegazione: "Turandot!".
La folla acclama entusiasta. La principessa sale verso il
trono e supplica il padre di non gettarla in braccio allo straniero. Ma
l'imperatore non può mancare alla parola data. Calaf ascolta la sua supplica e
la libera dal patto poiché ciò che egli vuole è il suo amore. Le propone poi
magnanimamente un enigma: se prima dell'alba ella sarà riuscita a scoprire il
suo nome egli morrà! Turandot accetta. L'imperatore, commosso da tanta
generosità apre la sua reggia all'Ignoto, che vorrebbe poter chiamare figlio.
Mentre Calaf sale la scala per raggiungere il sovrano la folla lo acclama
erompendo in un inno imperiale a piena voce.
ATTO TERZO
Scena prima
Calaf sta sdraiato sui gradini di un padiglione che porta
agli appartamenti di Turandot e contempla il giardino della reggia, illuminato
dalla luna. Echeggiano le voci degli araldi che pubblicano il bando di
Turandot: chi sa il nome dell'Ignoto deve rivelarlo alla principessa prima
dell'alba, pena la morte. Calaf pensa allora al momento in cui egli stesso
rivelerà il suo nome a Turandot, quando il suo amore avrà vinto. Si ode il lamento
della folla che paventa la morte minacciata, se non verrà rivelato il nome
dello straniero.
Il giardino un po'alla volta si popola e la gente,
capeggiata dai tre ministri, affronta l'Ignoto. Gli dicono che la loro vita è
in mano sua: gli offrono qualsiasi cosa egli desideri (donne,beni, gloria) e
sarà fatto fuggire dalla Cina con un salvacondotto. Calaf li respinge e la
folla gli si volge contro minacciosa. Già i pugnali si alzano contro di lui,
quando Timur e Liù sono condotti dentro. Essi sono stati visti con l'Ignoto al
tramonto, devono sicuramente saperne il nome. Turandot chiamata dalla folla,
appare ed ordina al vecchio di rivelarle il nome dello sconosciuto. Poiché non
parla, sta per consegnarlo alla tortura, ma Liù si precipita davanti alla principessa
gridando che lei sola sa il nome dell'Ignoto, ma non lo rivelerà. La folla
impreca e le si stringe addosso minacciosa, Calaf si slancia a sua difesa, ma è
trattenuto dalle guardie. Liù lo rassicura che non parlerà. Invano Ping la
interroga minaccioso; invano gli sgherri le torcono le braccia; Liù si accascia
ma tace. Turandot ammirata, le chiede da cosa le arrivi tanta forza e Liù canta
dolcissima il suo amore per il quale getta la vita. La principessa ordina
allora di strapparle il segreto e chiama il boia. Liù con un grido tenta di
aprirsi un varco tra la folla, ma poi corre presso Turandot e le predice che
ella cederà all'amore per l'Ignoto, alla cui vittoria ella sacrifica la vita. E
con un gesto fulmineo strappa ad un soldato il pugnale e se lo immerge nel
petto. Cade morta ai piedi di Calaf. Turandot contempla assorta il corpo senza
vita, mentre Calaf la invoca e Timur le si inginocchia accanto. Passa sulla
folla un'onda di pietà e di timore superstizioso per questa morte di
un'innocente. Liù è sollevata a braccia e si forma un corteo che l'accompagna
alla sepoltura. Timur piangente tiene tra le sue la mano della fanciulla e la
folla fa eco al suo pianto. L'Ignoto e Turandot vedono tutti allontanarsi e
rimangono faccia a faccia. Calaf le grida di sciogliersi finalmente dal suo
gelo di morte e le strappa il velo che la ricopre. Il suo ardore non è spento
dai rimproveri della principessa ed egli avanza per abbracciarla. Turandot
arretra sconvolta, ma egli la insegue, l'afferra e la bacia.
Quel primo bacio d'amore rende la principessa umile e
supplichevole perché l'Ignoto s'allontani. Ma Calaf la stringe tra le braccia e
Turandot piange di commozione e di sgomento per la sua resa. Poi svela
all'Ignoto come l'abbia temuto ed insieme amato fin dal primo momento, e gli
chiede di non voler vittoria più grande di quella già ottenuta e di partire.
Ora Calaf tenta la suprema prova d'amore. Svela il suo nome a Turandot,
mettendo così la sua vita nelle mani dell'amata. L'inattesa rivelazione accende
l'orgoglio della principessa, che, pensando di poter essere ancora vittoriosa,
invita Calaf davanti all'imperatore e al popolo.
Scena seconda
Il cortile d'onore della reggia con l'immensa scala accoglie
ancora l'assemblea di funzionari per la suprema prova davanti al sovrano.
Turandot annuncia al padre che sa il nome dello straniero, ma quando tutti
attendono che lo sveli per mandare l'audace alla morte, la principessa,
fissando Calaf, esclama, ardendo della nuova fiamma: il suo nome è ...Amore!
Calaf ripete quanto appena udito e sale d'impeto la scalinata per raggiungere
Turandot. Un abbraccio li unisce, mentre la folla acclama, e prorompe in un
canto di gioia.
Brani celebri
Atto I
Gira la cote!, (coro del popolo e dei servi del boia)
Invocazione alla luna (coro)
Là sui monti dell'est (coro di ragazzini che invocano
Turandot; melodia tratta dalla canzone folk cinese Mo Li Hua).
Signore, ascolta!, romanza di Liù
Non piangere, Liú!, romanza di Calaf
Concertato finale
Atto II
Olà Pang! Olà Pong!, terzetto delle maschere
In questa reggia, aria di Turandot
Straniero, ascolta!, scena degli enigmi
Atto III
Tanto amore, segreto e inconfessato [...] Tu, che di gel sei
cinta, aria di Liù (in due parti)
La Turandot cantata da Pavarotti
La Turandot cantata da Pavarotti
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