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Il Giornalino di Gian Burrasca


La seconda puntata del Giornalino di Gian Burrasca




Le sorelle credono che le gote dei ragazzi sieno fatte apposta per essere schiaffeggiate... Se sapessero, invece, i pensieri tetri e disperati che ci vengono in mente quando fanno così!... Sono stato zitto, ma... a domani!
8 ottobre.
 Ah, come mi son divertito oggi a andare a trovare tutti gli originali delle fotografie che presi alle mie sorelle! Ho cominciato da Carlo Nelli, il padrone di quel bel negozio di mode che è nel Corso e che va vestito sempre tutto per l'appunto, e che cammina sempre in punta di piedi perché ha le scarpe troppo strette, il quale appena mi ha visto entrare mi ha detto:- Oh, Giannino, sei guarito bene? -Io gli ho detto di sì, e poi ho risposto per bene a tutte le domande che mi faceva; ed egli mi ha regalato una bella cravatta tutta rossa. Io l'ho ringraziato come era mio dovere, e siccome lui ha cominciato a rivolgermi delle interrogazioni sulle mie sorelle. Io ho creduto bene che quello fosse il momento buono per tirar fuori la fotografia. Sotto c'era scritto a penna:
vecchio gommeux;
ma non so che cosa volesse dire. Di più gli erano stati allungati i baffi e allargata la bocca fino alle orecchie. Lui nel vedere il suo ritratto ridotto a quel modo, è diventato rosso come un peperone e ha detto subito:- Ah! sei stato tu, eh, brutto birbante? -Io gli ho risposto di no, che avevo trovato le fotografie a quel modo in camera  delle mie sorelle, e sono scappato via perché aveva un viso da far paura, e poi non volevo più perder tempo con lui a dargli altre spiegazioni, avendo da distribuire le altre fotografie che avevo preso. Infatti sono andato subito in farmacia da Pietrino Masi. Come è brutto, povero Pietrino, con quei capellacci rossi e con quella faccia gialla tutta butterata! Ma lui non se lo figura nemmeno...- Buon giorno, Pietro, - gli ho detto.- O Giannino! - mi ha risposto. - E a casa stanno tutti bene?- Sì, e tanti saluti da tutti. -Lui allora ha tirato giù dallo scaffale un bel barattolo di vetro bianco e mi ha detto:- Che ti piacciono le pasticche di menta? E senza aspettare che gli rispondessi, me ne ha date una manciata di tutti i colori. È proprio vero che i ragazzi che hanno la fortuna d'avere delle sorelle simpatiche ricevono sempre mille attenzioni dai giovanotti!  Io ho preso tutte le pasticche, poi ho tirato fuori la fotografia, e facendogli l'occhio pio, gli ho detto:- Guarda qui: l'ho trovata in casa stamani.- Fammi vedere! - E Pietrino Masi ha steso la mano, ma io non gli volevo dare il ritratto a nessun costo; però lui me l'ha preso per forza, e così ha potuto leggere quel che c'era scritto di dietro col lapis blu.
 Ha chiesto la mia mano, ma fossi minchiona!
Pietrino è diventato bianco come questo foglio, e lì per lì credevo perfino che gli venisse uno svenimento. Ma invece ha detto digrignando i denti:- È una vergogna che le tue sorelle piglino così in giro le persone per bene, hai capito? -Benché io avessi capito benissimo, lui per spiegarmelo meglio ha alzato una gamba per appiccicarmi un calcio, ma io ho fatto una cilecca e ho infilato svelto svelto la porta, e mi c'è entrato anche di pigliare un'altra manciata di pasticche di menta che erano rimaste sparse sul banco. E sono andato da Ugo Bellini. Ugo Bellini è un avvocato giovanissimo: avrà ventitré anni, e sta nello studio insieme al suo babbo, che è avvocato anche lui, ma di quelli bravi, in Via Vittorio Emanuele al numero 18. Ugo, a vederlo camminare, par che sia chi sa chi; va via tutto impettito, col naso per aria, e quando discorre ha una voce da basso profondo, che pare se la faccia venir su dalle suola delle scarpe. È proprio buffo, e le mie sorelle hanno ragione; ma io, nel presentarmi a lui, avevo un po' di tremarella, perché è un tipo che non vuole scherzi. Mi sono affacciato all'uscio e gli ho detto:
Scusi, sta qui il
Vecchio Silva Stendere?
 - Ma che hai? - ha risposto.- Ecco, ho qui una fotografia per lui! -E gli ho consegnato il suo ritratto sotto il quale era scritto:
Pare il Vecchio Silva Stendere! Come è buffo!
 Ugo Bellini l'ha preso, e io via, di corsa! Gli deve aver fatto un grande effetto; perché, mentre scendevo le scale, l'ho sentito urlare col suo vocione terribile:-

Maleducate! Pettegole! Sguaiate! –Ah! Se seguitassi a scrivere tutte le scene di stamani, stasera non anderei più a letto! Che facce spaurite facevano tutti quei giovanotti appena avevan sott’occhio la loro fotografia, mentre io invece mi sentivo scoppiar dal ridere, vedendo tutte le smorfie che facevano! Ma quello che mi ha fatto ridere più di tutti è stato Gino Viani quando gli ho dato la sua fotografia dove in fondo era scritto:
 Ritratto d’un ciuco
. Poveretto! Gli son venute le lacrime agli occhi e ha detto con un filo di voce:- La mia vita è spezzata! -Ma non era vero niente, perché se gli si fosse spezzata la vita non avrebbe potuto camminare in su e in giù per la stanza come faceva, borbottando una quantità di parole senza senso comune.
9 ottobre.
 Oggi Ada, Luisa e Virginia hanno tormentato tutto il giorno la mamma, perché acconsentisse a dare quella famosa festa da ballo della quale esse chiacchieran tra loro da tanto tempo. Prega e riprega, la mamma, che è tanto buona, ha finito per contentarle, e la festa è stata fissata per martedì di quest'altra settimana. Il bello è che, discorrendo degli inviti da fare, hanno rammentato, naturalmente, anche tutti quelli ai quali ho portato ieri le fotografie. Figuriamoci se dopo quei complimenti scritti dalle mie sorelle in fondo ai loro ritratti, avranno voglia di venire a ballar con loro!
12 ottobre.
 Mio caro giornalino, ho tanto bisogno di sfogarmi con te! Pare impossibile, ma è proprio vero che i ragazzi non vengono al mondo che per fare dei malanni, e sarebbe bene che non ne nascesse più nessuno, così i loro genitori sarebbero contenti! Quante cose mi son successe ieri, e ne avrei tante da confidarti, giornalino mio! Ma appunto perché ne ho avute tante, non mi è stato possibile scriverle. Ah sì, quante ne ho avute ieri!.. E anche ora duro fatica a muovermi e non posso star neppure a sedere a causa di tutte quelle cose che ho detto e che mi ci hanno lasciato, con rispetto parlando, certi vesciconi alti un dito. Ma ho giurato oggi di descrivere il fatto come è andato, e benché soffra tanto a stare a sedere, voglio confidare qui tutte le mie sventure...Ah, giornalino mio, quanto soffro, quanto soffro!... E sempre per la verità e per la giustizia!...Ti dissi già l'altro giorno che le mie sorelle avevano avuto dalla mamma il permesso di dare una festa da ballo in casa nostra; e non ti so dire come erano tutte eccitate da questo pensiero. Andavano e venivano per le stanze, bisbigliavan tra loro, sempre tutte affaccendate... Non si pensava, né si parlava d'altro. Ieri l'altro, dopo colazione, si eran riunite in salotto a far la nota degli invitati, e parevan tutte al colmo della contentezza. A un tratto, eccoti una grande scampanellata, e le mie sorelle, sospendendo la nota degli invitati, si mettono a cinguettare:- Chi sarà a quest'ora? E che scampanellata!... - Non può esser che un contadino!... - Certo, una persona senza educazione... - In quel momento comparisce la Caterina sulla porta, esclamando:- Ah, signorine, che sorpresa!... -E dietro di lei, eccoti la zia Bettina!... proprio la zia Bettina in pelle e in ossa, la zia Bettina che sta in campagna e che viene a trovarci due volte l'anno. Le ragazze dissero con un filo di voce:- Uh, che bella sorpresa! -


Ma diventarono livide dalla bile, e con la scusa di andare a farle preparare la camera piantarono la zia con la mamma e andarono a riunirsi nella stanza da lavoro. Io le seguii per godermi la scena.- Ah brutta vecchiaccia! - disse Ada con gli occhi pieni di lacrime.- E figuriamoci se non si tratterrà! - esclamò la Virginia con aria ironica. - E come sarà contenta, anzi, di aver l'occasione della festa da ballo per mettersi il suo vestito di seta verde e i suoi guanti gialli di cotone e la cuffietta lilla in capo! - Ci farà fare il viso rosso! - soggiunse la Luisa disperata. - Ah, è impossibile, ecco! Io mi vergogno di presentare una zia così ridicola! -La zia Bettina è ricca straricca, ma è così antica, poveretta! così antica che pare uscita dall'arca di Noè: con la differenza che gli animali dell'arca di Noè vennero fuori tutti a coppie, e la zia Bettina, invece, era venuta sola, perché non ha mai trovato un cane di marito! Dunque le mie sorelle non volevano che la zia rimanesse alla festa da ballo. E siamo giusti: non avevano forse ragione, povere ragazze? Dopo essersi tanto affaccendate perché la festa riuscisse bene, non era un vero peccato che questa vecchia ridicola venisse a compromettere l'esito della serata? Bisognava salvare la situazione. Bisognava che qualcuno si sacrificasse per la loro felicità. Ah! non è forse una nobile azione per un ragazzo di cuore il sacrificio per la felicità delle sue proprie sorelle? Io avevo il rimorso della vendetta che m'ero già presa di loro con la brutta celia delle fotografie, e decisi subito di compensare le vittime con una buona azione. Perciò ieri l'altro sera, dopo pranzo, presi da parte la zia Bettina e col tono serio che meritava la circostanza le dissi pigliandola alla larga - Cara zia, vuol fare una cosa gradita alle sue nipoti?- Che dici?- Le dico questo: se lei vuol proprio contente le sue nipoti, faccia il piacere di andarsene prima della festa da ballo. Capirà, lei è troppo vecchia e poi si veste in modo troppo ridicolo per queste feste, è naturale che non ce la vogliono. Non dica che glie l'ho detto[io; ma dia retta a me, tornì a casa sua lunedì, e le sue nipoti gliene saranno infinitamente grate. -Ora domando io: doveva la zia inquietarsi, dopo che avevo parlato con tanta franchezza? E doveva, dopo che l'avevo pregata dì non dir nulla a nessuno, andare a spifferare ogni cosa a tutti, giurando e spergiurando che la mattina dopo, appena alzata, sarebbe ripartita? E la zia Bettina, infatti, è andata via ieri mattina, facendo il solenne giuramento dì non metter mai più piede in casa nostra. Ma questo non è tutto. Pare che il babbo le avesse chiesto in prestito una certa somma di danaro, perché essa gli ha rinfacciato il favore che gli aveva fatto, dicendo che era una vera vergogna il dare le feste da ballo con i quattrini degli altri! Che colpa ne avevo io, di questo? Ma al solito, la stizza dì tutti si è riversata su un povero ragazzo di nove anni! Non voglio avvilire queste pagine col raccontare quel che ho sofferto. Basti dire che ier mattina, appena partita la zia Bettina, le persone che più dovrebbero volermi bene in questo mondo, mi hanno calato i calzoncini e giù, frustate senza pietà...Ahi, ahi! Non posso più stare a sedere... oltre al dolore c'è anche la preoccupazione per la festa da ballo. I preparativi son quasi finiti, e io non son punto tranquillo per quell’affare delle fotografie...Basta; Dio ce la mandi buona, giornalino mio, e senza vento!
15 ottobre.
 Siamo al famoso martedì, causa di tutte le agitazioni di questi giorni...Caterina mi ha messo il vestito nuovoe quella bella cravatta rossa tutta di seta che mi ha regalato l'altro giorno Carlo Nelli, quello della fotografia dov'era scritto:
vecchio gommeux
 che non so cosa voglia dire. Le mie sorelle mi hanno fatto una predica lunga come una quaresima, con le solite raccomandazioni d'esser buono, di non far niente di male, di comportarmi educatamente con le persone che verranno in casa, e altre simili uggiosità che tutti i ragazzi sanno a memoria a forza di sentirsele ripetere a tutte l'ore, e che si stanno a sentire proprio per dar prova della nostra condiscendenza versoi nostri maggiori, pensando, invece, a tutt'altre cose. Naturalmente io ho risposto sempre di sì, e allora ho avuto il permesso d'uscir di camera e girare per tutte le stanze del pian terreno. Che bellezza! Tutto è pronto per la festa che comincerà fra poco. La casa è tutta illuminata e mille fiammelle di luce elettrica risplendono qua e là, riflettendosi negli specchi, mentre ogni sorta di fiori sparsi per tutto fan bella mostra dei lor vivaci colori ed espandono per le sale i loro grati e delicati profumi. Ma il più grato profumo è quello della crema alla cioccolata e alla vainiglia nelle grandi scodelle d'argento, e della gelatina gialla e rossa che trema nei vassoi, e di quei monti di pasticcini e di biscotti d'ogni qualità che si innalzano in salotto da pranzo, sulla tavola ricoperta da una bella tovaglia tutta ricamata. Dovunque è un allegro scintillio di cristalli e d'argento...Le mie sorelle sono bellissime, tutte vestite di bianco, scollate, con le gote rosse e gli occhi raggianti di felicità. Esse girano per tutto per vedere se ogni cosa è in ordine e accorrono a ricevere gli invitati. Io sono venuto su a pigliare questi appunti sulla festa, ora che ho la mente serena... Perché dopo, giornalino mio, non posso garantire se sarò in grado di confidarti ancora le mie impressioni.

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