mi prese del costui piacer sì forte, v. 104
che, come vedi, ancor non m'abbandona. v. 105
Quello qui sopra
è un piccolo verso tratto dal quinto canto della Divina Commedia di Dante. Tale
canto è in gran parte dedicato alla figura di Francesca da
Rimini, amante
di Paolo Malatesta e sposata con il fratello di
lui, Gianciotto.
Le anime dei due
amanti sono confinate nel secondo girone infernale, quello dei peccatori
carnali, e inseriti nella schiera dei morti per amore, quella di Didone, condannati alla dannazione eterna.
Il verso
appartiene al primo intervento di Francesca e narra del perché lei si innamorò
di Paolo.
Paolo e
Francesca nel gruppo dei lussuriosi vengono condannati da Dante a venire
trasportati da un tempesta di vento, sbattendo prima uno contro l’altro e
infine contro aguzze rocce, per l’eternità.
Eh sì, Dante non
ci andava giù gentile coi peccatori!
Fatto bene
direte voi…questa brutta scostumata che tradisce il marito col fratello
di lui, ben gli sta’!
Avrete ragione,
comunque prima di lasciarci a facili giudizi ascoltiamola bene la storia della
bella e intelligente Francesca!
C’era una volta una nobile fanciulla chiamata
Francesca…
Potremmo iniziare così il nostro racconto, ma non
è una favola, bensì una storia vera.
Paolo e Francesca sono due personaggi realmente
esistiti e non figure romantiche come Giulietta e Romeo nate dalla geniale
fantasia di Shakespeare.
Francesca da Polenta era figlia di Guido Minore
Signore di Ravenna e Cervia “…siede la terra dove nata fui, sulla marina dove
‘l Po discende…..” e lì viveva tranquilla e serena la sua fanciullezza,
sperando che il padre le trovasse uno sposo gradevole e gentile.
La famiglia dei Malatesta di Rimini
(una delle più rinomate della Romagna) era da anni in perenne faida con quella
dei Polenta da Ravenna. Dattele
oggi e ridattele domani le due famiglie finirono per averne abbastanza
di farsi la guerra e cercarono un modo per unirsi in pace e prosperità.
Siamo nel 1275 e Guido da Polenta decise che non c’era modo migliore per sugellare la nuova
alleanza che quello di dare la mano di sua figlia a Giovanni Malatesta
(detto Giangiotto Johannes Zoctus – Giovanni zoppo anche detto Ginne lo Sciancato) che lo aveva
aiutato a cacciare i Traversari, suoi nemici. Il capostipite, Malatesta da
Verucchio detto il Mastin Vecchio o il Centenario, concordò subito senza accezioni
ed il matrimonio fu bel che combinato.
Ora però al patto suggellato si
contrapponeva solo un piccolo problemino, ossia il fatto che la giovane e bella
Francesca da Polenta potesse avere qualcosa da ridire sull’anziano, zoppo e
rozzo Giangiotto.
Per evitare il possibile rifiuto da parte della
giovane Francesca i potenti signori di Rimini e Ravenna tramarono un inganno
crudele.
Mandarono a Ravenna Paolo il Bello “piacevole
uomo e costumato molto”, fratello di Giangiotto. Quando Francesca lo vide probabilmente
pensò che quel matrimonio combinato non le fosse andato tropo male “…fu una
damigella di là entro, dimostrato da un pertugio d’una finestra a madonna
Francesca, dicendole – madonna, quegli è colui che dee esser vostro marito – e
così si credea la buona femmina, di che madonna Francesca incontamente in lui
pose l’anima e l’amor suo…”
Inebriata dal baldo giovane, l’inconsapevole
vittima accettò con gioia ed il giorno delle nozze, senza dubbio alcuno,
pronunciò felice il suo “sì” senza sapere che Paolo la sposava
“artificiosamente” per procura ossia a nome e per conto del fratello
Giangiotto. “…non s’avvide prima dell’inganno, che essa vide la mattina
seguente al dì delle nozze levare da lato a sè Giangiotto…” Pensate alla sua
disperazione!
Che fregatura storica povera ragazza! Pensi di sposare
Brad Pitt e ti ritrovi Salvatore Baccaro (che non me ne abbia a male…e se non
lo conoscete andatevelo a cercare su Google)!
Ma alle ragazze di quei tempi non era
permesso pestar troppo i piedi e alla triste e forse pure un po’
incazzata Francesca non rimase che fare buon viso a cattivo gioco.
Ben presto si rassegnò (almeno apparentemente),
ebbe una figlia che chiamò Concordia, come la suocera (e anche qui mi viene
qualche idea che per lei sia stata una tortura)… e cercava di allietare come
poteva le sue tristi giornate. Paolo, che aveva possedimenti nei pressi di
Gradara, capitava spesso a far visita alla cognata forse preso dai sensi
di colpa e dai rimorsi
di coscienza per la carognata fatta alla poveretta!
Per passare il tempo i due a quanto pare erano soliti leggere qualche libro ed è proprio durante la lettura di un libro che presi dal trasporto del brano in cui Ginevra, sposa di re Artù baciava il cavaliere Lancillotto, anche i due finirono per baciarsi e innamorarsi.
Il tutto molto romantico non c’è dubbio, anche se
un’informazione è ancora da dare, il caro Paolo era pure lui sposato e aveva
già due figli con la contessa di Ghiaggiolo, Beatrice Orabile.
Comunque sia la tresca venne ben presto scoperta.
Uno dei fratelli, Malatestino dell’Occhio, così chiamato perché aveva un occhio
solo “ma da quell’uno vedeva fin troppo bene”, spiandoli, s’accorse degli
incontri segreti tra Paolo e Francesca. E di Paolo che entrava ed usciva dalla
Rocca di Gradara e dalla camera di Francesca.
E così l’epilogo della storia è piuttosto tragico:
un giorno del settembre 1289, Paolo passò per una delle sue solite visite e
qualcuno (forse Malatestino “quel traditor”) ebbe la bella pensata di avvisare
Giangiotto.
Il marito “cornuto” che ogni mattina partiva per Pesaro ad espletare la sua carica di Podestà, finse di partire ma invece di farlo ritornò da un passaggio segreto e si mise a spiarli …mentre leggevano estasiati la storia di Lancillotto e Ginevra, “come amor li strinse” si diedero un casto bacio (questo è quello che Dante fa dire a Francesca!) proprio in quell’istante Giangiotto aprì la porta e li colse sul fatto.
La storia riportata da Dante, Boccaccio e D’Annunzio
ci racconta che lo sciancato accecato dalla gelosia estrasse la spada, Paolo a
quanto pare non pensò tanto a proteggere l’amata ma cercò di salvarsi, svignandosela dalla
botola che si trovava vicino alla porta ma, si narra, che il vestito gli si
impigliò in un chiodo e che quindi fu costretto a fare un passo indietro,
mentre Giangiotto lo stava per infilzare Francesca gli si parò dinnanzi per
salvarlo ma…Giangiotto li finì entrambi. Il tutto in effetti diciamocelo, non
mette Paolo sotto una gran
buona luce!
Il Gianciotto si riprese ben presto dal
tradimento, che per altro aveva egregiamente vendicato e solo un anno dopo si
risposò con la faentina Zambrasina che gli regalò ben sei figli!
“…io venni men così com’io morisse; e caddi come corpo morto cade”.
Se la storia di Paolo e Francesca vi ha
affascinato allora dovete assolutamente andare a vedere la Camera di Francesca
alla Rocca di Gradara in provincia di Pesaro e Urbino.
Si tratta di una delle fortificazioni medievali
italiane meglio conservate, dalla sua cima si gode di un panorama fantastico
che spazia fino a San Marino e al Monte Titano e alla costa adriatica. Il
castello è visitabile con percorso guidato, si può ammirare il Cortile d’Onore,
la Sala delle Torture, il Camerino di Lucrezia Borgia l’Avvelenatrice (che
visse alla rocca alla fine del quattrocento) e soprattutto la Camera di
Francesca in cui vedrete tutti gli elementi della drammatica storia: il leggio
dove era posato il libro “galeotto”,
i due sedili accostati, il letto in posizione angolare, le torciere in ferro,
le varie decorazioni e la botola da cui Paolo tentò di fuggire.
Molto belli sono anche gli 800 metri di mura, le
quattordici torri quadrate e i tanti camminamenti in parte percorribili dai
turisti. Terminata la visita non mancate di fare un giro per il borgo e di
assaggiare alcune delle specialità locali come, ad esempio, i panzerotti con la
salsiccia e il pecorino di Montefeltro.
Modo di dire
Oggi «galeotto» è usato comunemente nell'italiano (anche come aggettivo) col significato di «intermediario amoroso»; la frase «galeotto fu il libro» (o «galeotto fu ...», con G indifferentemente maiuscola o minuscola) viene adoperata per segnalare un oggetto o un avvenimento che ha reso possibile una relazione amorosa o altro.
Bando alle ciance = significa che bisogna smettere di parlare di cose poco importanti e
venire al sodo (quindi alla parte importante) di una conversazione. Insomma,
chiudiamo l’introduzione e parliamo del vero tema!
Scostumata = si dice di chi si comporta in modo contrario ai principi
della morale, dell'onestà, della decenza
Dattele
oggi e ridattele domani = dopo
essersi fatti la guerra per lungo tempo
Darsele di
santa ragione: Percuotere qualcuno, picchiarlo
violentemente, con il sottinteso che si tratti di una punizione pienamente
giustificata, per cui santa, commisurata
al male commesso.
In origine di santa ragione significava appunto “giustamente”.
Sciancato
= persona che zoppica visibilmente per una deformazione
Fregatura = danno procurato
o causato da un imbroglio
pestar
troppo i piedi = battere i piedi
ripetutamente per terra in segno di stizza o per capriccio; in senso figurato,
intestardirsi e lamentarsi in modo plateale
Buono
viso a cattivo gioco =
accettare con serenità le situazioni negative
Sensi
di colpa = la coscienza che un
individuo ha della propria colpevolezza o responsabilità nei confronti di un
male commesso, sensazione di rimorso.
Rimorsi
di coscienza = consapevolezza
tormentosa del male commesso
Carognata
= azione perfida, cattiva, ingiusta
Svignandosela
= svignarsela significa andarsene
furtivamente, allontanarsi di nascosto, svicolare.
Cornuto
= si dice di chi viene tradito dal partner
Cogliere
sul fatto = trovare/vedere qualcuno
proprio nel momento in cui sta compiendo un’azione sbagliata, negativa,
riprovevole
Gettare
una gran buona luce = dare
un'immagine positiva di qualcuno o di qualcosa mettendone in risalto i lati
migliori, come ponendo un oggetto in un punto in cui l'illuminazione gli
risulta favorevole.
Commenti
Posta un commento