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Le Catacombe dei Cappuccini di Palermo



Quello che tu sei, io ero, quello che io sono, tu sarai!


Ci sono dei luoghi in cui il tempo sembra fermarsi e le domande sulla vita e sulla morte diventano presenti e toccabili, qualsiasi sia il credo personale.
Ci sono posti in cui avventurarsi significa fare un viaggio affascinante fino alla soglia della vita, un viaggio misterioso ed unico, in cui il tempo delle certezze e quello dell’ignoto sembrano darsi la mano, invitandoci a pensare all’ineffabilità del nostro tempo terreno.
Ma bando ai paroloni, questo è un viaggio che vi consiglio assolutamente di
fare se vi trovate a Palermo o nelle sue vicinanze e non siete reduci da traumi infantili “da film horror”!

Eh, lo so, a parlare di mummie molti di voi penseranno a qualche blockbuster di Hollywood, o alle lezioni di storia sugli egizi. Le mummie esercitano da sempre un fascino e un interesse incredibile si pensi che persino Paracelso in persona affermava: “la “mumia”, liquida o solida, era potentissima, tanto da essere uno degli ingredienti principali del cosiddetto unguento armario, forse il suo medicamento più celebre. Occorreva mescolarla a varie altre strambe “medicine” tra cui la usnea cranii, vale a dire il muschio cresciuto sul cranio di un uomo dai capelli rossi, di ventiquattr’anni circa, vittima di morte violenta: se impiccato, arrotato o impalato, non faceva molta differenza. Il prodigioso unguento, si favoleggiava, poteva sanare ogni ferita inferta da armi, ecco perché era chiamato armarium. L’essenziale era ricordarsi di spalmarlo non sulla lesione… bensì sull’arma che l’aveva cagionata!”

La chiesa cattolica dopo il concilio di Trento promosse diverse confraternite che si dedicarono alla cura dei defunti, in “anima e corpo”; da qui molte cripte annesse alle chiese iniziarono a “riempirsi” di corpi che per “risparmiare” spazio venivano spesso messi a “scolare” ossia perder liquidi.

Pensate che “Puozze sculà” è ancora oggi la maledizione che i napoletani rivolgono a coloro a cui augurano la morte.

Se pensate che il più grande addensamento di mummie del paese si trovi in qualche angolo lontano ed esotico vi sbagliate.




Le catacombe del convento dei Cappuccini di Palermo, sono un luogo misterioso ed incredibile e presentano la collezione di mummie più ampia del mondo (circa 8.000), descrivere questo angolo sotterraneo non è assolutamente facile e così mi affido alle parole di un sonetto antico del 1867, che lo dipinge alla perfezione.


Scendi, o fratel, non paventar la morte:
Vieni ed impara a meditar la vita.
Il Duca, il Prence, l’insignito, il forte,
Han la storta superbia qui smentita.
Uguale un dì per te sarà la sorte!
Mira nell’uomo ogni beltà svanita.
In queste tetre e sotterranee porte,
Inva l’estinto vuol perdono, aita.
Se poscia guati gli opulenti marmi,
Dirai: son vane pompe dei mortali,
Oro sprecato ed oziosi carmi.
Emenda dunque i tuoi pur noti mali.
Osservando il simil riedi a narrarmi
Quanto s’apprende dai silenti frati!
2 Novembre 1867
Ferdinando Miraglia Termini





Il Convento dei Cappuccini a Palermo, si trova nel quartiere Cuba, ed è
annesso alla Chiesa di Santa Maria della Pace. Sia la chiesa che il convento risalgono al XVI secolo, benché edificati su strutture precedenti. 
Nel sotterraneo si trovano le famose Catacombe dei Cappuccini.
I Cappuccini giunsero a Palermo verso il 1534 ed ottennero in affidamento una cappella dedicata a S. Maria della Pace di origine Normanna. 
Alcuni anni dopo casualmente scoprirono che circa quaranta corpi di confratelli adagiati in una fossa comune, erano in perfetto stato di conservazione.

Questo ritrovamento venne giudicato miracoloso dai Cappuccini che nel 1599
fondarono in questo luogo le catacombe, scavando un cimitero di gallerie sotterrane di forma rettangolare e dando vita a questo particolarissimo tipo di sepoltura che inizialmente fu riservato solo ai religiosi.
 I corpi cioè non venivano più seppelliti ma posti in piedi dentro delle nicchie.

Il primo a venire collocato nelle Catacombe e a divenirne poi il simbolo fu Fra’ Silvestro da Gubbio, un frate laico mummificato nel 1599 e posto in loco il 16 Ottobre del 1599, la cui salma è la prima sulla sinistra subito dopo l'ingresso.

Per quanto riguarda le tecniche bisogna fare una distinzione tra mummificazione e imbalsamazione, per Fra’ Silvestro si parla di mummificazione, ossia di una tecnica che prevedeva l’essicazione del corpo e il riempimento delle cavità corporee con materiali naturali; nell’imbalsamazione (tecnica usata con il corpicino delle famosissima Rosalia Lombardo, di cui vi racconterò dopo), invece, si faceva "scolare" la salma per circa un anno, dopo averle tolti gli organi interni. 

Quindi il corpo, più o meno rinsecchito, veniva lavato con aceto o altre sostanze chimiche, riempito di paglia, e rivestito con i suoi abiti. Altri metodi, utilizzati specialmente in periodi di epidemie, prevedevano un bagno di arsenico o di acqua di calce.
Col passare del tempo questo tipo di sepoltura fu concessa anche ai benefattori dell’ordine e a tutti coloro che fossero in grado di permettersi i costi delle pratica di imbalsamazione; proprio il fatto che si trattasse di una pratica così costosa, la portò ad essere uno status symbol per le famiglie più abbienti. 
Da questo momento il numero degli ospiti delle Catacombe crebbe esponenzialmente, con una lieve battuta d’arresto a metà '800 quando le disposizioni sanitarie locali vietarono le sepolture nelle chiese e nei sotterranei, il che portò all’erezione a fianco della chiesa del Cimitero dei Cappuccini.

L’uso delle Catacombe dura di fatto fino ai primi anni del 1900, anche se in linea teorica dal 1880 l’essiccazione e l’esposizione dei cadaveri non erano più permesse per legge.
I corridoi delle catacombe sono divisi per categorie.

C’è la cappella dei bambini e il corridoio delle famiglie (che raggruppa mummie della stessa famiglia), il corridoio dei professionisti in cui riposano figure della borghesia emergente come pittori e perfino uomini di teatro. 

Il corridoio dei professionisti conserva le mummie di medici, avvocati, pittori, ufficiali e soldati, tra i quali il pittore Velasquez, gli scultori Filippo Pennino e Lorenzo Marabitti e il chirurgo Salvatore Manzella.


A metà di questo corridoio si può notare l’ultimo colatoio rimasto visibile, un ambiente che favoriva l’essicazione del cadavere; proprio qui avveniva il trattamento.
Poi troviamo il corridoio dei preti, dove si possono ammirare Agostino Franco,
vescovo di Ermopoli e  altre due mummie molto interessanti, per le divise e per le parrucche posticce,  quelle dei colonnelli Paolo Ragona e di Giulio Ascanio Enea.

La leggenda dice che tra questi corpi ci sarebbe anche quello del Conte di Cagliostro, inutilmente cercato da Napoleone quando visitò il convento.


Un altro ospite famoso delle Catacombe è Antonio Prestigiacomo (dongiovanni morto in duello) che secondo la leggenda chiese di avere l’applicazione delle protesi agli occhi per continuare a poter guardare le belle donne che gli venivano a far visita anche da morto. A partire dall’Ottocento infatti si affermò l’usanza di trattare le mummie con trucchi, belletti e capsule vitree in modo che avessero l’aspetto di persone vive.

L’esempio migliore di ciò è “La bella addormentata”, la mummia più bella del mondo; il corpicino appartenuto alla piccola Rosalia Lombardo, morta di polmonite all’età di due anni il 6 dicembre 1920 (una delle ultime mummie poste nelle Catacombe), è così perfetto e sereno da dare l’impressione che la piccola stia solo dormendo.

Il padre devastato dal dolore, volle a tutti i costi farla imbalsamare e affidò il corpo al professor Alfredo Salafia, siciliano, che lo trattò con una miscela composta da formalina, per uccidere i batteri, alcool, che unito alle condizioni micro-climatiche del luogo avrebbe contribuì alla mummificazione, glicerina, per impedire l'eccessivo inaridimento, acido salicilico, per impedire la crescita dei funghi e sali di zinco, per conferire rigidità.

Rosalia sembra viva, un dolce angelo addormentato, un raggio di luce in un luogo buio d’oltretomba, i suoi riccioli dorati le ricadono sulla fronte e a guardarla vien quasi da domandarsi cosa stia sognando.
Alfredo Salafia
Anche se il processo di mummificazione è eccellente, il corpo negli ultimi anni presentava piccoli segni di decomposizione. 

È stato quindi necessario collocare la storica bara all'interno di una teca ermetica di acciaio e vetro, satura di azoto, per impedire la crescita di microrganismi, tenendola alla temperatura costante di 20 °C e con umidità del 65%.

Le Catacombe dei Cappuccini sono un luogo unico che in tanti secoli di storia ha attirato e affascinato visitatori da tutto il mondo, tra
cui moltissimi intellettuali, poeti e scrittori come Mario Praz e Guy de Maupassant,  Carlo Levi e Ippolito Pindemonte (da cui prende nome proprio la strada che da Corso Calatafimi porta alle Catacombe).

Tra tutte queste testimonianze spicca quella di Ippolito Pindemonte, che si è ispirato alle Catacombe dei Cappuccini per i suoi “Sepolcri”:


 Ma cosa forse più ammiranda e forte
 colà m’apparve: spaziose, oscure
stanze sotterra, ove, in lor nicchie, come
simulacri diritti, intorno vanno
 corpi d’anima voti, e con quei panni
 tuttora, in cui l’aura spirar fur visti,
sovra i muscoli morti e su la pelle
così l’arte sudò, così caccionne
 fuori ogni umor che le sembianze antiche,
 non che le carni lor, serbano i volti
dopo cent’anni e più. Morte li guarda
e in tema par d’aver fallito i colpi
Intanto un sospirar, s’alza, un confesso
singhiozzar lungo, un lamentar non basso
che per le arcate ed echeggianti sale
si sparge, a cui par che que’ corpi freddi
rispondano: i due mondi un picciol varco
divide, e unite in amistà congiunte
non fur la vita mai tanto e la morte.



Se anche voi avete voglia di visitare:

“…Le mummie, in piedi o coricate, vestite di tutto punto,  divise per sesso e categoria sociale, anche se la maggior parte appartengono ai ceti alti, poiché il processo di imbalsamazione era costoso… prelati, commercianti e borghesi nei loro vestiti "della domenica"; ufficiali dell'esercito in uniforme di gala; giovani donne vergini, decedute prima di potersi maritare, vestite col loro abito da sposa e una corona di ferro in capo; gruppi familiari disposti in piedi su alte mensole, delimitate da sottili ringhiere simili a balconate; bambini….”
Eccovi l’indirizzo:

Catacombe dei Cappuccini  
via Cappuccini, 1 Palermo
Orari di visita: tutti i giorni (domeniche e festivi compresi) ore 09.00-12.30 e ore 15.00-17.30.  Da fine ottobre a fine marzo la domenica pomeriggio le catacombe non sono visitabili.
tel. 091-6524156
Prezzo d’entrata 3 Euro






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