La traversata dei vecchetti
I vecchi dovrebbero essere esploratori...
(THOMAS S. ELIOT)
(THOMAS S. ELIOT)
C'erano due vecchietti che dovevano attraversare la strada. Avevano saputo che dall'altra parte c'era un giardino pubblico con un laghetto. Ai vecchietti, che si chiamavano Aldo e Alberto, sarebbe piaciuto molto andarci.
Così cercarono di attraversare la strada, ma era l'ora di punta e c'era un flusso continuo di macchine.
- Cerchiamo un semaforo - disse Aldo.
- Buon'idea - disse Alberto.
Camminarono finché ne trovarono uno, ma l'ingorgo era tale che le auto erano ferme anche sulle strisce pedonali.
Aldo cercò di avanzare di qualche metro, ma fu subito respinto indietro a suon di clacson e male parole. Allora disse: proviamo a passare in un momento in cui tutti sono fermi. Ma l'ingorgo era tale che, anche se i vecchietti erano magri come acciughe, non riuscirono a passare. Anzi Aldo rimase incastrato in unparafango e il proprietario dell'auto scese tutto arrabbiato, lo prese sotto le ascelle, lo strappò via e non sapendo dove metterlo lo posò sul cofano di un'altra auto.
- Eh no, qua no - disse il proprietario della seconda auto, lo sollevò e lo depositò sul tetto di un camioncino.
Così una botta alla volta Aldo stava quasi per arrivare dall'altra parte della strada. Ma l'uomo del camioncino mise la freccia a destra e bestemmiando e insultando riuscì a attraversare la strada e posteggiò nel solito lato, quello da cui erano partiti i vecchietti.
Era quasi sera quando a Aldo venne un'altra idea.
- Mi sdraio in mezzo alla strada e faccio finta di essere morto - disse - quando le auto si fermano tu attraversi veloce, poi mi alzo e passo io.
- Non possiamo fallire - disse Alberto.
Allora Aldo si sdraiò in mezzo alla strada, ma arrivò un'auto nera e non frenò, gli diede una gran botta e lo mandò quasi dall\'altra parte della strada
- Forza che ce la fai! - gridò Alberto.
Ma passò una grossa moto e con una gran botta rispedì Aldo dalla parte sbagliata. Il vecchietto rimbalzò in tal modo tre o quattro volte e alla fine si ritrovò tutto acciaccato al punto di partenza.
- Che facciamo? - chiese.
- Dirottiamo una bicicletta - disse Alberto.
Così aspettarono che un terzo vecchietto passasse in bicicletta e balzarono sul sellino (ci stavano perché erano molto magri tutti e tre). Aldo puntò la pipa contro la schiena del terzo vecchietto che si chiamava Alfredo e disse:
- Vai a sinistra o guai a te!
- A sinistra? Ma io devo andare dritto.
- Vai - disse Aldo - o ti riempio di tabacco.
Alfredo non comprese bene la minaccia, però si spaventò e cercò di voltare a sinistra, ma piombò una Mercedes che li c'entrò in pieno. Arrivò la polizia.
- Com'è successo? - chiese.
- Io sono l'onorevole De Balla - disse quello della Mercedes.
Allora può andare - disse il poliziotto - e voi, cosa avete da dire a vostra discolpa?
- Volevamo attraversare la strada dissero i tre vecchietti.
- Senti questa! - disse il poliziotto - Ah, gli anziani d'oggi! Imprudenti. C'è troppo traffico e siete vecchi e malandati.
- La prego, ci faccia attraversare - disse Aldo.
- Dobbiamo andare ai giardini - disse Alberto.
- Se no mi riempiono di tabacco - disse Alfredo.
- Neanche per sogno, vi riaccompagno indietro. Da dove vi siete mossi? - disse il poliziotto.
- Da li disse Alberto indicando il marciapiede che volevano raggiungere.
- Allora vi ci riporto, e guai se cercate ancora di attraversare - disse il poliziotto.
Così con la scorta della polizia i tre vecchietti riuscirono a passare dall\'altra parte e poi arrivarono al giardino.
C'era veramente un bel laghetto. Si trovarono così bene che non riattraversarono mai più.
Tratto da: Stefano BENNI, Il bar sotto il mare, Milano, 1987.
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