L’uccelletto in
chiesa è una divertente poesia, comunemente attribuita al famoso
poeta romano
Trilussa, probabilmente è la versione in italiano di un vecchio sonetto
romanesco di un poeta meno noto di nome Natale Polci, il cui titolo era “Er
passero ferito”. Di questa poesia ci sono varie versioni, qui di seguito vi presento le due più famose: quella che il famosissimo cantante italiano Andrea Bocelli ha declamato durante una trasmissione radiofonica “Viva Radio 2” con Fiorello e Baldini nel 2006 e quella del cantautore Federico Salvatore.
Trilussa
Poesia Trilussa
L'uccelletto
(recitata da Andrea Bocelli)
L'uccelletto in
chiesa
Era d'agosto e un
povero uccelletto
andò a posarsi
con un'ala offesa
sulla finestra
aperta di una chiesa.
Dalle tendine del
confessionale
il parroco
intravide l'animale,
ma, pressato da
molti peccatori
che volevan
pentirsi degli errori,
richiuse le
tendine immantinente
e si rimise a
confessar la gente.
Mentre in
ginocchio oppur stando a sedere
ogni fedele
diceva le preghiere
una donna, notato
l'uccelletto,
lo pose al caldo
mettendolo nel petto.
A un tratto un
improvviso cinguettìo
ruppe il silenzio
nel tempio di Dio.
Rise qualcuno e
il prete, a quel rumore,
il ruolo
abbandonò di confessore,
s'arrampicò sul
pulpito veloce
e di lassù gridò
ad altra voce:
"Fratelli,
chi ha l'uccello, per favore,
esca fuori dal
tempio del Signore".
I maschi, un po'
stupiti a tal parole,
lesti si
accinsero ad alzar le suole,
ma il prete a
quell'errore madornale
"Fermi!"
– gridò – "mi sono espresso male,
rientrate tutti e
statemi a sentire:
solo chi ha preso
l'uccello deve uscire".
A testa bassa e
la corona in mano
cento donne
s'alzarono pian piano,
ma mentre
s'affrettavan di buon ora
il prete le gridò
"Ho sbagliato ancora,
rientrate tutte
quante figlie amate,
ch'io non volevo
dire quel che pensate".
E riprese:
"Già dissi e torno a dire,
solo chi ha preso
l'uccello deve uscire,
ma mi rivolgo a
voce chiara e estesa
solo a chi ha
preso l'uccello in chiesa".
A tal parole,
nello stesso istante,
le monache si
alzaron tutte quante,
quindi, col viso
pieno di rossore,
lasciarono la
casa del Signore.
"Santa
Vergine!" – esclamò il buon prete –
"Sorelle, su
rientrate, state quiete,
perché voglio
concluder, sissignori,
la serie degli
equivoci e di errori,
perciò, senza
rumore, piano piano,
esca soltanto chi
ha l'uccello in mano".
Una fanciulla che
col fidanzato
era nascosta in
un angolo appartato
dentro una
cappella laterale,
poco mancò che si
sentisse male,
quindi gli
sussurrò col viso smorto:
"Te lo
dicevo, hai visto, se n'è accorto!".
[Altro finale
aggiunto]
Ma in un angolo
ancora più appartato,
un'altra ragazza
col fidanzato,
disse:
"Caro, non se n'è accorto, ché io non son sciocca,
in quanto,
l'uccello, lo tenevo in bocca!".
L'uccellino in
Chiesa
La versione del
cantautore Federico Salvatore
Per me
sicuramente sarà un’impresa
raccontarvi la
storia dell’uccellino in chiesa
che volando un
domenica con aria depressa
finì in
cattedrale durante la messa.
Voi certo mi
direte: "Non c’è niente di male
se un uccello
finisce in un confessionale".
Ma c’era una
ragazza che, visto il passerotto,
lo prende e se lo
ficca nella tasca del cappotto.
"Cip
cip!" comincia il cinguettio
che disturba la
preghiera nella casa di Dio
così che il prete
si fa il segno della croce
interrompe la
predica e dice ad alta voce:
“Fratelli fedeli,
fratelli peccatori,
chi tiene
l’uccello è pregato di uscir fuori”
A tali parole
tutti gli uomini presenti
lasciarono la
chiesa senza fare commenti.
Ma conscio
dell’equivoco il prete li fermò:
“Tornate pure
dentro che più chiaro sarò.
Mi sono espresso
male perché volevo dire:
«chi ha preso
l’uccello» è pregato di uscire”.
In punta di piedi
e con la faccia sorpresa
ogni donna si
alza e abbandona la chiesa.
E subito il
prelato che vuole riparare
Grida ancora alle
donne “Dovete rientrare!
Mi dite cosa
avete al posto del cervello?
Ho messo alla
porta chi ha preso l’uccello,
ma io mi rivolgo,
e non vedo l’offesa,
soltanto a chi
l’uccello lo ha preso in chiesa”.
A testa bassa per
coprire il rossore
si avviano
all’uscita quasi tutte le suore
e solo la
badessa, passando piano piano,
fa un gesto di
minaccia al biondo sagrestano.
Il prete
furibondo e un po’ di malumore
ripete ancora
“Ferme, rientrino le suore!"
E, per l’ultima
volta, vorrei che si allontani
chi tiene
l’uccellino nascosto fra le mani! Accecos! ”
Una nonna col
nipote, quattro anni o poco più,
in preda alla
vergogna divenne tutta blu.
“Padre... scusate...
quello voleva fa ‘o pipì:
gli stringo
l’uccellino se no ve la fa qui!"
Conoscete Trilussa? Un poeta dialettale nato a Roma il 26 ottobre del 1871. Il vero nome del poeta era Carlo Alberto Salustri egli divenne famoso per le sue stupende poesie in dialetto romanesco.
La sua prima opera fu "Stelle de Roma"!
Conoscete Trilussa? Un poeta dialettale nato a Roma il 26 ottobre del 1871. Il vero nome del poeta era Carlo Alberto Salustri egli divenne famoso per le sue stupende poesie in dialetto romanesco.
La sua prima opera fu "Stelle de Roma"!
Ecco alcune poesie di questo stupendo autore:
La fretta
La vispa Teresa
Ninna nanna della guerra
LA NINNA NANNA DE LA GUERRA (1914)
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d'un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d'assassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
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