Italo Calvino
Il cavaliere inesistente
Il cavaliere
inesistente è un romanzo fantastico di Italo
Calvino scritto nel 1959, terzo capitolo
della "trilogia araldica" intitolata I nostri antenati, dopo Il visconte dimezzato (1952) e Il barone rampante (1957).
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Trama
I protagonisti di questo romanzo sono
due paladini di Carlo Magno: il cavaliere inesistente, di nome Agilulfo (egli è
di fatto una lucida armatura vuota) e un giovane inesperto e appassionato,
Rambaldo. Quest'ultimo, arrivato al campo dei paladini all'inizio del romanzo,
vuole vendicare la morte di suo padre, causata dall'argalif Isoarre; Agilulfo
invece combatte per dovere, presumibilmente convinto della sua fede anche se
questo punto non è mai chiaro nel romanzo, con un valore che è ammirato da
tutti i paladini, ma anche con un senso notevole del dovere, della precisione
nel controllare l'andamento delle mansioni degli altri e i propri compiti, per
cui i commilitoni lo trovano tanto capace quanto antipatico. Durante lo
spostamento che compie Carlo Magno con i suoi paladini, per scontrarsi con i
nemici, incontrano Gurdulù, un vagabondo che si lascia guidare dall'istinto
senza riflettere, e che verrà assegnato come scudiero ad Agilulfo per ordine di
Carlo Magno.
Quando ha inizio la battaglia,
Rambaldo cerca in tutti i modi di scontrarsi con l'assassino di suo padre, il
quale infine muore perché, privato dei suoi occhiali dal ragazzo stesso, non
riesce più a difendersi (l'argalif è molto miope, quindi senza occhiali non può
vedere e dirigere lo svolgimento della battaglia). In seguito, il giovane cade
in un'imboscata, ma viene salvato dall'intervento di un altro cavaliere, con un
copricorazza pervinca che, dopo aver combattuto, si allontana senza proferire
verbo. Tornando a piedi all'accampamento (durante lo scontro il suo cavallo è
morto), Rambaldo scopre casualmente che il valoroso cavaliere è in realtà una
donna molto affascinante, Bradamante, di cui si innamora immediatamente. La
giovane, però, non è interessata a lui, perché il suo ideale di uomo è proprio
Agilulfo, il cavaliere inesistente.
Durante un banchetto il giovane
Torrismondo rivela dei fatti inaspettati sul conto del cavaliere Agilulfo.
Infatti afferma che Sofronia, figlia del re di Scozia, la donna che quindici
anni prima Agilulfo aveva salvato dall'abuso di due briganti, era già allora
madre di Torrismondo, e quindi non era sicuramente vergine; di conseguenza
l'assegnazione del titolo di cavaliere ad Agilulfo per aver salvato una vergine
da una violenza si rivela non valida. La rivelazione getta nel panico il
cavaliere, il quale, per onore, decide di andare a cercare la ragazza per
dimostrare che all'epoca era ancora pura. Agilulfo parte, seguito da Bradamante
infatuata di lui, la quale è inseguita a sua volta da Rambaldo, innamorato di
lei. Nella stessa sera anche Torrismondo parte per ritrovare suo padre, ovvero
uno dei cavalieri del "Sacro Ordine dei Cavalieri Del Gral", e per
farsi riconoscere come figlio da quest'ordine (dato che la madre gli aveva
rivelato di averlo concepito da uno dei molti cavalieri con i quali si era
unita, ma di considerare tutto l'ordine padre del bambino). Torrismondo trova i
cavalieri del Graal, ma perde le sue ultime speranze quando questi si rivelano
come una setta mistica, estraniata dalla realtà e per di più priva di coscienza
etica e di tolleranza verso chi non appartiene al loro ordine (la prima sera
dopo il loro incontro con Torrismondo, il giovane li vede con sgomento mentre
razziano un villaggio).
Dopo varie avventure, che vengono
descritte alla spicciolata, e che lo conducono in Scozia e poi in Marocco,
Agilulfo trova la donna che cercava, Sofronia, nell'harem di un nobile arabo,
ancora illibata, e la riporta nei pressi del campo di battaglia dei Franchi,
per dimostrare finalmente all'Imperatore che la donna era vergine nel momento
in cui l'aveva salvata, e anzi è vergine tuttora. Anche Torrismondo, però,
giunge nei pressi della caverna dove si era nascosta la presunta madre, ed
entrambi cedono alla passione amorosa, e tanto basta a vanificare lo sforzo di
Agilulfo. Alla fine si scoprirà che Torrismondo non è figlio di Sofronia, ma il
fratello. Poi i due fratelli si scoprono fratellastri, e alla fine si saprà che
Torrismondo è figlio della regina di Scozia e del Sacro Ordine, mentre Sofronia
è nata anni prima dal re di Scozia e da una contadina, e perciò i due, non
essendo apparentati, sono liberi di amarsi. Anche Agilulfo, quindi, ha tutto il
diritto di essere cavaliere, ma purtroppo, prima che possa sapere la verità,
egli si è già tolto la vita: prima di dissolversi lascia in eredità la sua
bianca armatura a Rambaldo.
Tempo dopo, Sofronia e Torrismondo,
ormai sposati, e Gurdulù che sembra essere in possesso di capacità di
ragionamento, si stabiliscono in un villaggio che i Templari avevano razziato,
e vedono stupiti che gli abitanti hanno avuto modo di cacciare i Templari da
soli, senza l'aiuto di alcun cavaliere.
A narrare l'intera vicenda è una
monaca, suor Teodora, che solo alla fine rivela di non essere altro che
Bradamante, tuttora ricercata da Rambaldo. Infine, Rambaldo arriva al monastero
e fugge con Bradamante, che lascia incompiuta la sua narrazione. (Riassunto
tratto da Wikipedia)
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