La superstizione è una credenza di natura irrazionale che può
influire sul pensiero e sulla condotta di vita delle persone che la fanno
propria, in particolare è la credenza che gli eventi futuri siano influenzati
da particolari comportamenti senza che vi sia una relazione causale.
La scaramanzia è una forma di
superstizione secondo la quale alcune frasi o gesti attirerebbero o
allontanerebbero la fortuna o la sfortuna.
Un esempio è l'idea che dicendo qualcosa, questa non accadrà, o potrebbe
accadere il contrario di ciò che si è detto.
Per questo motivo ad esempio, in Italia, si augura solitamente il contrario di
ciò che si desidera che avvenga. Ad un cacciatore non si dirà mai "Buona
caccia", ma "In bocca al lupo"
parola entrata anche nel linguaggio comune e utilizzato per augurare
"buona fortuna".
Nel mondo artistico invece per augurare buona
fortuna si augura “merda”, quest’espressione ha origine nel mondo
teatrale dell’Ottocento; un periodo in cui gli spettatori raggiungevano i
teatri a cavallo o su carrozze trainate da cavalli. Quindi, un elevato
quantitativo di feci nei dintorni di un teatro equivaleva ad uno spettacolo di
successo.
Ps. Augurare merda al di fuori dell’ambito artistico ha un significato
diametralmente opposto…perciò attenti!
Nonostante la cultura moderna condanni a parole la superstizione, molte
credenze di questo genere sono estremamente diffuse anche nella società
occidentale e persino favorite dai media, si pensi ad esempio, dell'astrologia
dell'oroscopo, alle diverse pratiche divinatorie, ai cartomanti che predicono
il futuro leggendo le carte, o ai tanti maghi che girano per le televisioni
regionali italiane.
“Prendi questa
mano, Zingara. Dimmi pure che destino avrò”, cantava la magica Iva Zanicchi. Oroscopi, maghi, fattucchiere e cartomanti sono un modo per cercare una
soluzione veloce a dubbi che ci attanagliano o a scelte che non sappiamo come
prendere. Una forza oscura e superiore da cui speriamo di sentirci dire che
tutto andrà bene e che le cose finiranno proprio come noi speriamo. Siamo attratti da tutto quanto sa di mistero e nello stesso
tempo ne abbiamo paura, il famoso fascino e paura per l’ignoto.
«Fa parte del nostro Dna affidarci alla fortuna:
ci giochiamo i numeri al Lotto, ci facciamo leggere le carte, compriamo i
“gratta e vinci”. Siamo un Paese estremamente scaramantico, anche se non
vogliamo ammetterlo: "Non è vero... ma ci credo", recitava il
titolo di una commedia di Peppino De Filippo del 1942».
Ma pensando razionalmente possiamo veramente
fidarci dei maghi?
Ecco a voi il Divino
Otelma (per favore NON fate come lui!!!!):
Talismani tarocchi…malocchi preparati ad arte,
intrugli con gli ingredienti di un brodo di pollo, cocktail d' amore incapaci di inebriare
persino il loro bevitore.
Tutto un trucco, tra l’altro, caro…ma allora perché
ci crediamo?
Ci crediamo forse perché la superstizione ha in noi
radici antiche ed è in grado di farci promesse che la realtà non può fare o
darci spiegazioni che altrimenti sembrano introvabili.
“La fortuna è cieca…la sfiga ci vede benissimo…ma
perché capitano tutte a me?”
Pensare che le sfighe spesso ce le andiamo a
cercare o che spesso non sono spiegabili ha molto meno fascino che credere che
qualcuno ci abbia guardato storto inebriato da invidia e gelosia.
Il malocchio è una delle tradizioni popolari
più radicate, si rifà al potere dello sguardo e alla superstizione che esso se
dato in modo malevolo possa produrre
effetti negativi sulla persona osservata. Insomma
“se qualcuno ti guarda storto” ha il potere di portarti malasorte e sfiga. Sono
moltissime le culture che attribuiscono questo potere allo sguardo. Il pensiero
che l’occhio possa veicolare poteri e influssi malefici e negativi è associato
nel corso della storia a strabici, zingari, persone coi capelli rossi e uomini
che portano gli occhiali scuri.
Per proteggersi da un’occhiata malevola e sospetta si
era soliti sputare per terra tre volte (il numero tre è il numero perfetto
associato al sacro nel cristianesimo). Altri riti porta fortuna sono fare le
corna, toccarsi i genitali, toccare ferro ecc. ecc.
Spesso si parla persino di persone che portano
sfortuna…i cosiddetti iettatori.
LO IETTATORE
Il termine jella, iella o raramente zella ossia
sporcizia, deriva dall'arcaismo iettare, che significa gettare sotto forma di
polvere il proprio risentimento verso una persona, affinché questa venga colta
da maleficio e patisca fortuna avversa. Colui che lancia, che getta il
maleficio è detto dunque iettatore (ma nel linguaggio parlato viene spesso
chiamato menagramo o gufo).
La tradizione popolare e la letteratura descrivono
la figura dello iettatore come un essere magro, allampanato, pallido, arcigno,
solitario, taciturno, dal naso ricurvo, gli occhi grandi e sporgenti, lo
sguardo fisso, le sopracciglia folte e unite, il portamento leggermente curvo.
Una figura cupa e sinistra vestita di nero e inconfondibile.
La storia ci porta nel racconto di Alessandro Dumas
il racconto di un esempio lampante di jettatore, il principe di Ventignano di
Napoli, Cesare della Valle che sin dalla nascita ebbe il "dono" di
diffondere attorno a sé sciagure a non finire, dalla sua nascita fatale per sua
madre, alla nutrice scelta,
una prosperosa contadinotta nei dintorni di Nettuno che non riuscì mai ad
allattarlo perché non appena il piccolo le toccò il seno la donna perse il
latte. Arrivando poi
al suo ingresso nel convento il giorno prima della soppressione delle
comunità religiose napoletane, fino alla sua entrata in seminario, nel giorno stesso del suo arrivo tutti i suoi
compagni di classe furono colpiti da un’improvvisa epidemia di tosse
convulsiva. Ai suoi poteri si racconta siano legati inoltre:
l'incendio del teatro S.Carlo in occasione della sua prima visita in quel
luogo, il naufragio della nave passeggeri su cui si trovava, oltre alla nave di
soccorso, atte a trasportarlo in Inghilterra.
In una commedia di Pirandello, interpretata in uno
sketch dal celebre comico Totò, un uomo strambo, additato e temuto dai suoi
paesani come jettatore, chiede al proprio pretore una patente, ovvero un
riconoscimento legale, quindi una legittimazione sociale del proprio ruolo di
dispensatore di sventure.
Va bene ma ora… se la sfortuna ci abbraccia o
abbiamo paura che lo faccia?
Allora in Italia basta avere alcune accortezze.
Talismani, portafortuna e grattate varie.
·
Tocca ferro.
Toccare ferro, è un modo di dire abbreviato dell'espressione
"toccare un ferro di cavallo" che vuol dire allontanare una possibile
sciagura con il rituale scaramantico di toccare un oggetto di ferro o
un ferro di cavallo. Ancora oggi un ferro di cavallo appeso
con l’apertura rivolta verso l’alto è un portafortuna in cui molti credono.
·
Toccarsi o grattarsi i genitali. Toccarsi le palle in Italia è un gesto
scaramantico molto diffuso, utilizzato per allontanare sfortuna, malaugurio o
possibili sfighe. Darsi una grattata sembra che rimandi ad un richiamo positivo
e protettivo della fertilità.
·
Toccare la gobba di un gobbo. Che toccare una gobba porti fortuna è
un retaggio del Medioevo. Quando un uomo aveva la gobba era convinzione comune
che Dio lo avesse toccato e che di quel tocco fosse rimasto il segno. Toccare
la gobba, quindi, è come toccare la mano del Signore. Se la gobba però è quella
di una donna allora il significato è opposto, la gibbosità di una donna porta sfortuna
in quanto probabilmente era stato il demonio a toccarla.
·
Toccare un cornetto. Fare le corna. Il
cornetto, proprio per la sua forma è simbolo di virilità, fertilità e forza,
toccarlo quindi porta buona sorte o protegge dalla sfortuna. Un cornetto
portafortuna è rosso e fatto a mano è storto e a punta e deve venire regalato,
mai acquistato da soli. Legato al cornetto è il gesto delle corna ma attenzione
fare le corna scaramanticamente per allontanare la sventura e proteggersi vuol
dire dirigere il gesto verso il basso. Se il gesto delle corna viene fatto
rivolgendole verso l’alto allora è un augurio di infedeltà…ossia ti auguro di
diventare cornuto…ti auguro che il tuo partner ti tradisca. Come vedete due
significati opposti.
·
La coccinella porta fortuna ed è considerata una messaggera
divina. Se ve ne trovate appoggiata una sul corpo, prendetela con cura in mano
e lasciatela camminare tra le vostre dita, nel momento in cui spiccherà il volo
esprimente un desiderio. Si dice che si avvererà.
·
Trovare un quadrifoglio. I quadrifogli sono rari e trovarne uno
porta fortuna in quanto segno del destino. I quadrifogli non sono una specie a
sé ma un’anomalia genetica, la possibilità di trovarne uno è piuttosto bassa
visto che se ne trova uno ogni circa 10.000 trifogli. Nella credenza popolare ciascuna
foglia porta con sé un segno positivo: speranza, fede, fortuna e amore.
Trovarne uno è di buon auspicio, metterne uno sotto il cuscino porta bei sogni.
·
Incrociare le dita porta fortuna. Questo gesto risale all’antichità in
cui era un modo per evocare il simbolo della croce. Nel medioevo questo gesto
veniva fatto per impedire al diavolo di impossessarsi di un’anima. Incrociare
le dita significa insomma tutelarsi, proteggersi mettersi al riparo dalla
malasorte.
·
Indossare indumenti rossi a Capodanno porta fortuna tutto l’anno. Il rosso è
il colore dell’augurio e della buona sorte. Anche ai tempi dei romani il colore
rosso era legato al potere, al cuore alla salute e alla fertilità. Il rosso è
sorgente di energia, fuoco, passione, forza e fortuna. Ah…se poi a Capodanno
mangiate anche le lenticchie l’anno nuovo sarà per voi ricco di fortuna
economica.
·
Molti italiani hanno dei veri e propri riti
scaramantici personali per allontanare la sfortuna o chiamare la
fortuna. Tipo riempire la casa di Vischio e baciarsi sotto di esso; mettere
sempre uno stesso indumento portafortuna agli esami e chi più ne ha più ne
metta. Michael Jordan aveva dei pantaloncini portafortuna dai tempi del college,
sarebbe stato lo stesso se non li avesse avuti? Per Valentino Rossi esistono
gesti, oggetti e rituali portafortuna che rappresentavano una sorta di percorso
psicologico e scaramantico per prepararsi ad una gara. In barba ad ogni logica
un piccolo talismano o un rituale scaramantico possono aiutare veramente,
l’importante è il crederci o forse come, il crederci ci fa sentire.
Che gli italiani siano un popolo superstizioso e scaramantico è
risaputo. Ma di sicuro non sono l’unico popolo ad esserlo. E tali credenze
affondano le radici in tempi antichi in cui anche i fenomeni naturali come
eclissi, lampi, tuoni e tempeste venivano ascritte alla potenza degli spiriti.
Per non parlare dei miti e delle leggende legate al cibo o ai numeri.
LA SUPERSTIZIONE E I NUMERI
Il 13 porta sfiga, viene saltato persino come piano nei grattacieli
degli Stati Uniti…ed anche in Italia è un gran brutto numero, guai ad esempio
ad essere in tredici a tavola (i riferimenti all’ultima cena non sono casuali,
basti pensare com’è finita quella rimpatriata).
Il 17 porta jella se poi cade di Venerdì, si salvi chi può. A quanto
pare il diluvio universale iniziò il 17 febbraio (di sicuro un venerdì). Per gli antichi Romani 17
= XVII che, anagrammato, si legge VIXI cioè vissi, palesemente malaugurante
visto che era anche un’iscrizione tombale. Anche i pitagorici lo guardavano
male in quanto è compreso tra 16 e 18 che sono gli unici due numeri
rappresentanti superfici di quadrilateri con perimetro uguale all’area (se non
avete capito non preoccupatevi).
IL CALENDARIO NEFASTO
Venerdì 17 mettetevela via che è un giorno da dimenticare,
quindi vedete di non prendere mai decisioni importanti quel giorno.
Un antico proverbio recita: “Né di Venere (venerdì) né di
Marte (martedì) non si sposa e non si parte, né si dà principio all’arte”.
Tra i giorni nefasti si annoveravano nell’antichità il 7
maggio, l’8 luglio e l’8 novembre, giorni dedicati ai morti.
LA SUPERSTIZIONE A TAVOLA
·
Il sale
caduto sul tavolo.
Nell’antichità il sale era un elemento preziosissimo, versarlo sul tavolo
significava perdere del denaro. Da ciò il legame con la sfortuna. Per
neutralizzare l’evento nefasto bisogna raccogliere un po’ del sale caduto e
tirarne tre piccole manciate dietro la spalla sinistra.
·
L’aglio ha poteri portentosi non solo per la salute è anche un gran
portafortuna, oltre a proteggere da un attacco di vampiri. Ogni napoletano che si rispetti conosce a memoria
la formula che Peppino De Filippo recitava negli anni ’70 ogni interpretando il
personaggio di Pappagone: “Aglio, fravaglio/fattura ca nun quaglio, corna,
bicorna, capa r’alice e capa r’aglio”. Secondo delle antiche credenze
partenopee, condivise anche in Umbria, Marche e Calabria, inghiottire uno
spicchio intero a digiuno porterebbe una gran fortuna oltre a fare bene alla
salute. Avrete un alito mortale, ma la sfiga vi lascerà stare!
·
A tavola guai
a incrociare coltello e forchetta che ricordando la crocifissione di
Gesù e sono una mancanza di rispetto. E poi sempre a tavola come già detto, mai
sedersi in tredici. Il cucchiaio poi…mai tenerlo con la mano sinistra.
·
Nella notte
di San Silvestro si mangiano le lenticchie, accompagnate da zampone o cotechino. Le lenticchie in
Italia sono un gran portafortuna e il segno di grandi guadagni in arrivo.
·
L’olio è uno dei prodotti attorno a cui ruotano numerose leggende.
Se viene versato per sbaglio, bisogna gettarvi in cima un po’ di sale per
scongiurare l’arrivo della malasorte. Esattamente come il sale, l’olio era
nell’antichità una delle materie prime più costose, sprecarlo era un segno di
malaugurio. L’olio poi è un ottimo alleato per intercettare il malocchio.
Volete sapere se ne siete colpiti? Prendete un piatto fondo e riempitelo di
acqua, versateci al centro poche gocce d’olio e osservate come questo si comporta.
Se la goccia resta a galla, non avete il malocchio, se la goccia si allarga o
si rompe in tante goccioline allora siete stati colpiti dall’affascino e
serviranno antiche formule segrete per porvi rimedio.
·
Servire a
tavola il pane capovolto a tavola porta male. Ed è segno di
prossima carestia.
·
Il riso per
gli sposi. Nell’Antica Roma ai neosposi
venivano lanciati chicchi di grano come augurio di felicità e fertilità. Alcuni
raccontano che quando il grano cominciò a scarseggiare diventando meno
reperibile e costoso si passò a lanciare il riso.
·
Se volete
preparare una buona maionese non fatelo mai durante il periodo delle
mestruazioni. A quanto pare “in quel periodo” la donna non solo
fa impazzire la maionese…ma inacidisce persino il vino!
·
Viva il
vino. Al
contrario del sale e dell’olio, il vino che cade sulla tavola
non porta con sé grandi disgrazie. Anzi, se se ne prende un po’ con le dita e
lo si passa dietro le orecchie, diventa segno di buon auspicio. Attenzione,
però, a versarlo nella maniera corretta, ovvero con il dorso della mano rivolto
verso l’alto. Ah, guai a versarlo con la mano sinistra.
·
La
salvia non è buona solo nell’arrosto. Se
temete che in casa vostra si aggirino spiriti maligni, fatela prima essiccare e
poi bruciatela, spargendone i fumi in ogni stanza. In questo modo purificherete
la vostra dimora.
·
Se
vi trovate ad una festa e state per brindare. Ricordatevi di guardare tutti
negli occhi. Non guardarsi negli occhi durante il cin-cin porta sfortuna.
·
Quando
rompete le uova non gettatele mai col guscio intero, ma
spezzettatelo per evitare che il demonio ci si annidi dentro.
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