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Il terribile GLI - come si pronuncia, quando e come si usa!

1.         Gli Qualche volta mi chiedo come può una parolina così piccola dare così tanti problemi! Eh, sì perché GLI ci dà grattacapi, non solo per la sua pronuncia, ma anche e soprattutto, per i suoi usi. Andiamo con ordine: Come si pronuncia GLI Uno degli errori tipici è sta nel non far sentire il suono. Invece di dire AGLIO si dice AIIO. Oppure si sillabano le lettere in modo staccato pronunciando la g in modo gutturale AGLIO. Comunque, non preoccuparti, la “GLI”, che tra l’altro pronunciano male anche molti italiani, non ti manca per qualche “problema genetico”. Non è colpa di nessuno se non la sai pronunciare…o forse sì, è colpa della tua lingua. La lingua quella che hai in bocca. Infatti, come diceva un anonimo saggio: “La  dizione  è come un bacio. Tutto dipende da come usi la lingua”. Dal modo in cui posizioni la lingua nella tua bocca dipendono molti suoni che pronunci, uno di questi e GL.   La combinazione  GL davanti a  i  in posizione intervocali

La maledizione della Gaiola

I luoghi del mistero La maledizione della Gaiola La Gaiola è una delle isole minori di Napoli, si trova proprio di fronte alla famosissima Posillipo nel cuore del “Parco sommerso di Gaiola”, un’area marina protetta che si estende su una superficie di 41,6 ettari dal pittoresco borgo di Marechiaro sino alla splendida Baia di Trentaremi. Il nome Gaiola deriva dal latino “cavea” ossia piccola grotta che in dialetto napoletano si trasforma in “vaiola”. Alle sue origini l’isola era nota come “ Euplea ” ossia come protettrice della navigazione e sicuro rifugio, per questo vi fu eretto un piccolo tempio; l’isola è così vicina alla costa da essere raggiungibile a nuoto in poche bracciate, ed è ricca di storie e di leggende. Verso gli inizi del XIX secolo era, infatti, abitata da un eremita soprannominato dalle genti locali “Lo Stregone”, che viveva dell’elemosina dei pescatori del luogo (chissà, magari era questo un modo per ingraziarselo?). Verso il 1847 , sull’isola

Modidit- Modi di dire italiani - Avere la testa tra le nuvole e modi di dire con la parola TESTA

  Avere la testa tra le nuvole : si dice riferendosi ad una persona piuttosto distratta e sbadata, che non si concentra su quello che fa e che sembra avere un’aria sempre sognante e pensierosa. Significa insomma essere distratti e svagati, lontani dalla realtà quotidiana e sempre presi da qualche pensiero. Al di là del richiamo alla lontananza con le nuvole che quindi hanno poco a che fare coi problemi terreni questo modo di dire si richiama, forse, ad una commedia di Aristofane chiamata “Le nuvole” nella quale Socrate viene presentato nell’atto del meditare mentre sta seduto in un cesto issato alto sopra la terra. Il filosofo spiega che questa posizione gli permette di librare la mente e il pensiero verso l'alto, mescolandoli all'aria e facendo così grandi scoperte. Maria da quando è innamorata ha sempre la testa tra le nuvole!   Ma i modi di dire con la parola testa non finiscono qui, la lingua italiana ne è ricca:   A testa bassa : significa fare una cosa con irruenza

Piuttosto che...

1.       Piuttosto che… Significa “anziché” o “invece di” e introduce una preferenza che si accorda ad un elemento rispetto ad un altro. Piuttosto che giocare col telefonino, mettiti a studiare! Preferisco andare a piedi piuttosto che usare l’automobile.   ATTENZIONE Piuttosto , usato da solo (senza il che) non introduce un paragone ma significa “abbastanza”, “parecchio” o “alquanto”: Oggi fa piuttosto freddo . È una ragazza piuttosto carina . È piuttosto tardi , sbrigati o non arriverai in tempo. Il treno procede piuttosto velocemente , vedrai che recupererà il ritardo.   Usato in questo senso piuttosto viene sempre seguito da un avverbio o un aggettivo . Ricordatevi inoltre che “piuttosto” indica una quantità positiva e sufficiente ed esprime una “cautela di giudizio”: Questo romanzo mi è piuttosto piaciuto. (Sì, mi è piaciuto ma non mi ha fatto impazzire) Il ragazzo di Maria è piuttosto carino. (Sì, è carino…ma non bellissimo).   O Piuttosto…

Classicheggiando

GIACOMO PUCCINI Compositore (1858 - 1924) Giacomo Antonio Domenico Michele Secondo Maria Puccini (Lucca, 22 dicembre 1858 – Bruxelles, 29 novembre 1924) è stato un compositore italiano. È considerato uno dei massimi operisti della storia. I primi quattro nomi con cui fu registrato all'anagrafe (Giacomo, Antonio, Domenico, Michele) sono i nomi dei suoi antenati, in ordine cronologico dal trisnonno al papà. Nato a Lucca nel 1858, fu il più importante compositore italiano della generazione post-verdiana. Discendeva da una numerosa casata di musicisti, direttori d'orchestra e compositori e si dava quindi per certo che avrebbe ereditato il talento e l'interesse per perpetuare il mestiere prescelto della sua famiglia.   Subito dopo la morte prematura del padre, alla tenera età di sei anni ricevette in eredità non solo il posto di maestro del coro e organista nella chiesa di San Martino, ma anche quello di docente di musica al Collegio Ponziano.  Dal moment

Turandot

TURANDOT DI G. PUCCINI « Chi quel gong percuoterà apparire la vedrà bianca al pari della giada fredda come quella spada è la bella Turandot! » (Coro, atto I) Turandot è un'opera in 3 atti e 5 quadri, su libretto di Giuseppe Adami e Renato Simoni, lasciata incompiuta da Giacomo Puccini (morto il 29 novembre 1924) e successivamente completata da Franco Alfano. La Trama In Cina, in un mitico "tempo delle favole", viveva una bellissima e solitaria principessa (Turandot), nella quale albergava lo spirito di una sua antenata violentata e uccisa. Da ciò nasceva l'orrore di Turandot per gli uomini. Il popolo di Pechino e l'Imperatore suo padre (Altoum) le facevano però pressioni affinché si sposasse. Ella finì per accettare  ma ad una condizione: sposare solamente il giovane nobile che sarebbe stato in grado di sciogliere i tre enigmi da lei proposti: “Chi fallirà, però, morirà decapitato”. L'opera si apre con l'ennesima testa che